Sono oltre 100 giorni che si continua a manifestare in Venezuela contro il presidente Nicolas Maduro. Ieri uno dei maggiori esponenti dell’opposizione, Leopoldo López, è riuscito ad ottenere gli arresti domiciliari e lasciare quindi il carcere militare di Caracas. Il servizio di Marina Tomarro:
Da Leopoldo López ferma volontà a lottare per la libertà
Aver istigato e partecipato alle manifestazioni che nel 2014 avevano provocato la
morte di 43 persone. Questa l’accusa per cui López, fondatore del partito “Voluntad
Popular”, era tenuto in carcere da tre anni e dove ne avrebbe dovuti scontare altri
undici. Appena rientrato a casa, il leader dell’opposizione, attraverso un messaggio
letto dal vicepresidente della Camera Freddy Guevara, ha voluto sottolineare la sua
ferma volontà a non arrendersi e continuare a lottare per la libertà del suo popolo.
La posizione della Chiesa del Venezuela
La Chiesa venezuelana ha intanto ribadito che il governo del presidente Maduro è una
dittatura. Un regime che sarà consolidato con l’elezione,
il prossimo 30 luglio, dell’Assemblea Costituente. Aprendo l’Assemblea della Conferenza episcopale venezuelana, il presidente mons.
Diego Padrón ha spiegato che la riforma della Costituzione consentirà la “permanenza
illimitata dell’attuale governo al potere e l’annullamento dei poteri pubblici”, come
quello del Parlamento. Il presidente dell’episcopato ha anche ricordato il recente
incontro a Roma con Papa Francesco, nel quale i vescovi hanno ribadito che la crisi
venezuelana è “una lotta tra un governo diventato dittatura e un popolo” che chiede
libertà. Diventa quindi urgente aprire un dialogo
per risolvere la crisi che deve condurre alla “convocazione di elezioni” con voto
“universale, diretto e segreto”, come previsto nella Costituzione. Mons. Padrón ha
pure sottolineato l’appoggio della Conferenza episcopale alla realizzazione del “plebiscito
popolare”, convocato il prossimo 16 luglio dal Parlamento e dalla Mud, cioè la coalizione
dei partiti dell’opposizione.
Aprire un canale umanitario
Grande è inoltre la preoccupazione dei vescovi per la violenta repressione esercitata
dalle autorità contro coloro che partecipano alle proteste: sono morte 91 persone
al primo luglio, in prevalenza giovani. Il presidente della locale Conferenza episcopale
ha infine indicato l’urgenza di aprire un canale umanitario che permetta l’ingresso
di alimenti e medicine, evidenziando che la Chiesa in Venezuela non ha mai trascurato
le vicende della patria, “non si è mai fermata alle parole o ai discorsi, ma ha alzato
la propria voce” quando il bene comune è stato devastato provocando laceranti sofferenze.
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