2017-07-14 13:42:00

Ancora incendi. Mons. Alfano: "Necessario curarsi del Creato"


Inizio d’estate drammatica in Italia a causa degli incendi: Sicilia, Sardegna, Campania, Basilicata, Calabria: centinaia i roghi che in questi ultimi tre giorni tengono impegnati uomini e mezzi. Due le vittime entrambe in Calabria. Dalla metà di giugno al 12 luglio sono andati distrutti 26mila ettari di boschi, la stessa superficie bruciata in tutto il 2016. L’arcivescovo di Sorrento: dobbiamo tutti prenderci cura del Creato. Il servizio di Adriana Masotti:

Fuochi meno intensi, ma un'area più vasta colpita dalle fiamme che hanno cominciato ad aggredire zone alle pendici del vulcano e del monte Somma: questa la situazione attuale dei roghi sul Vesuvio, in Campania, dove l’esercito presidia le vie di accesso. A domare le fiamme, da ieri anche Canadair francesi.  44 gli incendi ancora attivi in provincia di Cosenza, dove la situazione è in lieve miglioramento, l'attenzione però rimane alta a causa del forte vento che ha preso a soffiare e che, assieme alla scarsa pulizia dei terreni, aggrava i rischi. Un migliaio le persone evacuate in Gallura, Sardegna, in gran parte turisti ospiti delle strutture ricettive. Dalle 6 di questa mattina i mezzi aerei dell'antincendio hanno ripreso a volare sui luoghi colpiti dopo che le fiamme per tutta la giornata di ieri e questa notte hanno impegnato duramente uomini e mezzi della macchina regionale. L’incendio è ora in fase di spegnimento. Roghi anche in Sicilia in tutte le province, in particolare a Sciacca, Agrigento. Situazione grave anche in Calabria con 137 roghi e proprio qui sono morti ieri due agricoltori mentre tentavano di spegnere le fiamme nei loro terreni.
Centinaia di evacuati in Basilicata, a causa degli incendi che hanno accerchiato 3 campeggi a Metaponto con circa 700 ospiti. Dopo oltre dieci ore di lavoro, nella notte l’incendio è stato definitivamente spento e la situazione sta lentamente tornando alla normalità.

E mentre riesplode la polemica sullo scioglimento del Corpo forestale dello Stato, transitato nei Carabinieri e, in minima parte nei Vigili del Fuoco, si invocano maggiore prevenzione e pene più severe per gli eventuali piromani. 

“Andranno fatti degli accertamenti ma la conformazione, la persistenza e la frequenza di questi incendi fanno pensare alla mano dell'uomo”, ha dichiarato in un'intervista Fabrizio Curcio, capo del dipartimento della Protezione civile. “Sono dei gesti criminali, atti deliberati, ha continuato, che rispondono a un interesse malavitoso”. "Bisogna investire in risorse e tecnologia per rilevare condotte delittuose e proteggere le zone a rischio a cominciare da quelle ad alta infiltrazione da parte della criminalità organizzata", ha affermato  il sottosegretario di Stato alla Giustizia, Cosimo Maria Ferri. E sull’ipotesi che dietro ai roghi ci sia la mano della criminalità, Luca Collodi ha sentito l’arcivescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia, mons. Francesco Alfano:

R. - Purtroppo è l’ipotesi più acclarata in questo momento. Ovviamente attendiamo di avere notizie più precise. Sappiamo com’è la malavita nelle nostre terre, e non solo, e come – ahimè- agisce nel sotterraneo: agisce coinvolgendo tanta gente povera a livello culturale e materiale. È anche vero che davanti ad una realtà così devastante come quella nella quale ci troviamo, la crisi ambientale chiama in causa tutti. Siamo tutti responsabili. È la coscienza collettiva ed ecclesiale che si smuove in questo momento dinanzi agli appelli che la Laudato Sì ci aveva fatto tempo fa. Siamo quindi in prima linea.

D. - Mons. Alfano, lei ha ricordato la Laudato Si’. Questi incendi ci riportano alla verità di quanto ha scritto Papa Francesco nella sua Enciclica…

R. - Stiamo insistendo tanto su questo. Certo bisognerà trovare i colpevoli se ci sono e capire le cause. Ma è anche importante che questa coscienza collettiva, questo impegno per il bene comune ci veda tutti in prima linea. Dobbiamo riappropriarci dell’ambiente e non solo lamentarci o piangere davanti ai disastri veramente così umilianti per la nostra coscienza umana e per il bene che il Signore ci ha fatto che qui è particolarmente concentrato.

D. - Mons. Alfano, qual è la molla che scatta nell’offendere, nel ferire il Creato …

R. - È difficile entrare in una mentalità del genere, perché può essere la superficialità, il piccolo interesse privato, il grande progetto, oppure non prendersi cura dell’ambiente che c’è attorno a noi. E in questo, dinanzi all’eventuale atto doloso dobbiamo però ancora ritornare alla cura dell’ambiente da parte di tutti. Si sta tanto insistendo sul prendersi cura, sulle attenzioni da avere rispetto all’ambiente. Questo deve diventare un atto quotidiano e come coscienza dobbiamo recuperare questa dimensione. É un vero peccato che grida vendetta al cospetto di Dio, no? Dobbiamo trasmettere questo anche alle nuove generazioni. Non è possibile soltanto assistere o puntare il dito.








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