2017-07-15 12:08:00

Egitto, mons. Mina: attentati per distruggere l'economia


È arrivato dalla spiaggia, si è introdotto nell’area balneare di un albergo ed ha ucciso due turiste tedesche. È l’assalitore che ha agito ieri ad Hurghada, in Egitto, ferendo poi a coltellate altre quattro persone. L’uomo è stato arrestato. Al momento non è arrivata alcuna rivendicazione. In questo clima d’insicurezza, per tutto luglio le chiese egiziane hanno sospeso le loro attività estive, dopo gli attentati contro le comunità copte del Cairo, di Alessandria, Tanta e Minya. Il servizio di Giada Aquilino:

“Pazzo o disturbato, è troppo presto per parlare”. Così il ministero dell’Interno del Cairo sull’assalitore del resort turistico di Hurghada. Il giovane, un 27.enne senza precedenti penali, sarebbe arrivato a nuoto dal litorale confinante con la spiaggia privata della struttura alberghiera. Alto circa un metro e ottanta, subito dopo l’aggressione mortale è stato catturato dagli agenti. Il suo obiettivo, ha urlato in arabo, non era colpire egiziani. Tutta la zona è stata isolata per consentire le indagini, che inizialmente avevano indicato come ucraine le vittime. Sempre a Hurghada, nel gennaio 2016, tre turisti furono accoltellati da assalitori apparentemente simpatizzanti del sedicente Stato Islamico. L’anno prima, a Sousse in Tunisia, in un attacco jihadista vennero uccisi 38 turisti. Dell’ultimo attacco e della situazione nel Paese parla mons. Antonios Aziz Mina, vescovo copto-cattolico emerito di Guizeh:

R. – Si tratta di un’azione come parte di una catena che vuole distruggere veramente l’economia dell’Egitto, destabilizzare il Paese, causare insicurezza e disturbare la pace. Ecco quello che significa. Se il colpevole di questo atto è veramente una persona con disturbi mentali – come dicono – è una questione; se è un attentato di matrice terroristica allora la quesitone è diversa. Però si vede che si colpiscono turisti, poliziotti o cristiani, cioè le categorie che possono avere grande risonanza quando sono colpite. Il Paese vive di turismo, un terzo dell’economia dell’Egitto è costituito dal turismo e colpire il turismo vuol dire mettere il Paese in ginocchio.

D. -  Che momento socio-economico è questo per l’Egitto?

R. - L’economia va veramente male. Il governo ha dovuto prendere delle misure molto drastiche. I prezzi sono raddoppiati se non triplicati. Prima la Banca centrale proteggeva la lira egiziana, ora non più: la lira è svalutata al massimo. L’euro, ad esempio, era cambiato ad otto lire o poco più, fino a poco tempo fa; ora è valutato a circa 20 lire.

D. – E’ difficile non pensare alle azioni dei gruppi jihadisti o a persone che magari da tali gruppi sono facilmente influenzabili…

R. - Ma non ci sono altri responsabili al di fuori di questi jihadisti: sono tutti di questa matrice. La maggioranza dei musulmani è pacifica, ma basta un uno-due per cento per disturbare la calma di tutto il mondo, la pace di tutto il mondo e non solo dell’Egitto. Possono influenzare persone deboli, disperate, ignoranti o anche persone convinte religiosamente che attraverso atti come questi fanno la loro offerta a Dio.

D. - In questo clima di insicurezza, per tutto luglio - è stato annunciato - le chiese egiziane sospendono le loro attività, come campi e iniziative estive, dopo gli attentati contro le comunità copte del Cairo, di Alessandria, di Tanta e di Minya. Perché?

R. - Normalmente l’estate è il momento in cui giovani non vanno più a scuola o all’università. Le chiese ne approfittano per raggruppare i giovani e organizzare delle attività educative o ricreative, magari al mare. Però quando si organizzano attività del genere, loro utilizzano tutti i mezzi di comunicazione a disposizione: si telefonano, si scrivono su Facebook per organizzare, per fissare gli orari, per conoscere i nomi dei partecipanti… Così, involontariamente, danno informazioni a chiunque voglia fare un atto terroristico contro di loro.

D. – Questa decisione che conseguenze ha per la Chiesa d’Egitto?

R. - È un’occasione mancata per le attività di formazione dei nostri giovani, per dare loro un’educazione cristiana, evangelica, per portare dall’Egitto un messaggio di pace per tutto il mondo.








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