2017-07-17 14:43:00

Gentiloni rinvia lo "ius soli". Mons. Perego: vince la prepotenza


Non ci sono le condizione politiche per approvare la legge sullo ius soli prima della pausa estiva ma si tratta comunque di una legge giusta. Così il premier italiano Paolo Gentiloni prende atto delle spaccature interne alla maggioranza di governo e rinvia al prossimo autunno l’esame della riforma sulla cittadinanza per i figli degli immigrati. Per il Pd resta un obiettivo importante, soddisfatto il centro-destra che parla di  provvedimento sbagliato. Il servizio di Marco Guerra:

Il cosiddetto ius soli temperato, per dare la cittadinanza ai figli degli immigrati dopo un ciclo scolastico, esce dall’agenda estiva del governo. Dopo l’approvazione alla Camera, a giugno il provvedimento era arrivato al Senato dove si voleva blindarlo con un voto di fiducia. Ma i numeri traballanti della maggioranza a Palazzo Madama, le perplessità tra i moderati di Area Popolare e la pressione indotta dalla nuova ondata di sbarchi, hanno portato il premier Gentiloni a prendere atto dell’impossibilità di andare avanti. “L'impegno mio personale e del governo per approvarla in autunno rimane", ha tenuto però a puntualizzare il primo ministro. Il Ministro degli Interni Angelino Alfano plaude alle decisione, il centro-destra esulta e la sinistra governativa parla di resa e arretramento. Sul decisione del governo il commento mons. Giancarlo Perego, direttore generale uscente della Fondazione Migrantes della Cei:

R. - È l’ennesimo rinvio - uno dei tanti che si ripetono dal 2013 - che ancora una volta dimostra come spesso in politica – come in questo caso - vince la prepotenza sulla coerenza, la confusione sulla realtà e i giochi di partito sull’interessi di minori migranti che nascono in Italia, studiano e vivono nel nostro Paese. Si è preferito sostanzialmente “la fantasia dell’invasione” che in queste settimane sta circolando, in maniera fortemente populistica, alla concretezza dell’integrazione, la cittadinanza e uno strumento fondamentale.

D. - Si parla di mancanza di condizioni politiche alla luce dell’ingente numero di sbarchi che acuisce la percezione dell’emergenza. L’auspicio è che in autunno le forze politiche ritrovino la lucidità per approvare questo provvedimento?

R. - Speriamo che in autunno ci sia quindi uno scatto di responsabilità da parte della politica. La cittadinanza non è un premio, ma un punto di partenza per una partecipazione attiva alla vita della città di persone provenienti da 198 Paesi del mondo. Speriamo che questa correlazione fra sbarchi e legge sulla cittadinanza, una correlazione falsa, una correlazione che spinge a legiferare su aspetti importanti sulla base di una serie di confusioni e di non realtà, a settembre venga meno, anche alla luce di un impegno più serio dell’Europa sulla ricollocazione di coloro che stanno arrivando nei nostri porti e su una politica dell’asilo più condivisa dai 27 Paesi europei.

D. - Perché la Chiesa italiana ritiene necessario abbreviare i tempi per la cittadinanza? 

R. - La cittadinanza è uno strumento fondamentale di partecipazione attiva e quindi di integrazione che evita di avere cittadini di serie A e serie B. Noi abbiamo bisogno che il popolo dei migranti, la loro presenza – oggi cinque milioni di persone nel nostro Paese – in un momento in cui anche l’attrazione dell’Italia viene meno, venga riconosciuta e diventi un soggetto attivo non solo sul piano economico - come lo è, o sul piano culturale - ma anche sul piano politico. Questo lo chiede anche la democrazia. La legge modificata sulla cittadinanza dà anche una maggiore attenzione alla valorizzazione della cittadinanza come strumento importante in termini di integrazione. Abbiamo visto come tante volte l’integrazione è uno degli aspetti più deboli del nostro Paese. C’è molta assistenza, molta accoglienza, ma tante volte i processi, i percorsi di integrazione, sono i più deboli.

D. - Resta il fatto che l’Italia continua ad essere sola in prima linea nell’accoglienza di migranti che attraversano il Mediterraneo centrale …

R. - Certamente l’Italia sta facendo una grande azione non solo in termini di accoglienza ma anche in termini di politiche europee nel sottolineare l’importanza di una solidarietà e di un’accoglienza diffusa dei migranti, non solo all’interno dei nostri comuni, ma soprattutto all’interno del contesto europeo. Speriamo che questa azione dell’Italia diventi veramente un’azione condivisa sul piano europeo e che si parta da subito - questo è l’aspetto più urgente - per non indebolire il salvataggio in mare e ad un’accoglienza che diventi ricollocamento immediato nei diversi Paesi europei. Questa è la prima azione importante, immediata, cui dovrebbe seguire una grande azione di cooperazione internazionale - il famoso piano Marshall per l’Africa - e un’azione per ritrovare la pace nei 33 Paesi del mondo dove c’è la guerra.








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