di Amedeo Lomonaco
Il processo di pace israelo-palestinese non può essere escluso dalle priorità
della comunità internazionale. È questo uno dei punti fermi indicati da mons.
Simon Kassas, incaricato d’affari presso la Missione dell’Osservatore permanente della
Santa Sede all’Onu. Intervenendo ieri a New York al dibattito promosso dal Consiglio
di sicurezza delle Nazioni Unite ed incentrato sulla situazione in Medio Oriente e
sulla questione palestinese, mons. Kassas ha ricordato che la Santa Sede ribadisce
il suo fermo sostegno per la soluzione di due Stati. L’auspicio è dunque
quello di un nuovo assetto geopolitico che preveda lo Stato di Israele affiancato
da quello palestinese in una cornice di pace e all'interno di confini riconosciuti
a livello internazionale.
La soluzione sia negoziata
Per garantire sicurezza e prosperità nella prospettiva di una coesistenza pacifica
- ha aggiunto mons. Kassas - non esiste alternativa ad un accordo negoziato che porti
ad una soluzione concordata reciprocamente. La strada da seguire
– ha aggiunto - è quella di trattative dirette tra israeliani e palestinesi,
con il sostegno della comunità internazionale. Affinché questo processo possa
essere completato con successo, israeliani e palestinesi devono compiere passi rilevanti
per ridurre tensioni e violenze. Entrambe le parti devono astenersi da azioni,
compresa quella degli insediamenti, che possano contraddire l’impegno per una soluzione
negoziata.
Non fazioni, ma un fronte unito palestinese
Mons. Kassas ha poi ricordato la visita in Vaticano, nel 2014, del Presidente israeliano,
Shimon Peres, e di quello palestinese Mahmoud Abbas. Nell’ambito di tali incontri,
Papa Francesco ha esortato a pregare e a promuovere la cultura del dialogo, in modo
che alle nuove generazioni si possa lasciare in eredità “una cultura che sappia delineare
strategie non di morte ma di vita, non di esclusione ma di integrazione”. La soluzione
a due Stati richiede anche che tutte le fazioni palestinesi mostrino una volontà
politica unitaria lavorando insieme. Un fronte unito palestinese
- ha osservato mons. Kassas - sarebbe fondamentale per la prosperità economica,
la coesione sociale e la stabilità politica di uno Stato di Palestina.
La questione di Gerusalemme
Non si deve anche dimenticare Gerusalemme, una città sacra agli ebrei, ai cristiani
e ai musulmani. Lo status quo dei siti sacri è una questione di profonda sensibilità.
La Santa Sede – ha detto mons. Kassas - conferma la sua posizione in linea con la
comunità internazionale e rinnova il proprio sostegno per una soluzione completa,
giusta e duratura relativamente alla questione della città di Gerusalemme. Mons. Kassas
ha inoltre ribadito l'importanza di uno status speciale per Gerusalemme, che
sia garantito a livello internazionale al fine di assicurare libertà di religione
e di coscienza. Si deve anche garantire l'accesso sicuro e libero
ai luoghi sacri ai fedeli di tutte le religioni e le nazionalità. Papa Francesco
domenica scorsa, al termine dell’Angelus, ha rivolto un appello per il Medio Oriente,
ricordando “le gravi tensioni e le violenze di questi giorni a Gerusalemme”. “Sento
il bisogno – ha affermato il Santo Padre - di esprimere un accorato appello alla moderazione
e al dialogo”.
Impegno e soluzioni politiche per il Medio Oriente
Mons. Kassas si è poi soffermato sulla situazione in varie regioni del Medio Oriente.
La Santa Sede – ha detto – esprime il proprio dolore per i drammi provocati da guerre
e da conflitti in diversi Paesi, in particolare in Siria, nello Yemen e nella parte
settentrionale dell'Iraq. In queste aree, la drammatica situazione umanitaria
richiede un rinnovato impegno da parte di tutti per arrivare ad una soluzione politica.
Papa Francesco - ha aggiunto - apprezza profondamente gli sforzi instancabili di coloro
che cercano di trovare una soluzione politica del conflitto in Siria.
Il Pontefice incoraggia tutti gli attori a lavorare per un processo politico siriano
che conduca ad una transizione pacifica e inclusiva, basata sui principi del comunicato
di Ginevra del 30 giugno del 2012. Un accordo pacifico concordato dai partiti siriani
– ha sottolineato mons. Kassas - riporterà stabilità al Paese, consentirà il ritorno
sicuro dei rifugiati e degli sfollati, promuoverà una pace durevole e la riconciliazione.
Si favorirà così un contesto necessario per efficaci sforzi contro il terrorismo preservando
la sovranità, l'indipendenza, l'unità e l'integrità territoriale dello Stato siriano.
Non si dimentichino le comunità cristiane
Riferendosi sempre al Medio Oriente, mons. Kassas ha ricordato infine che le comunità
cristiane abitano da oltre duemila anni in quella regione convivendo pacificamente
con le altre comunità. La Santa Sede - ha concluso - invita la Comunità internazionale
a non dimenticarle e ritiene che lo stato di diritto, compreso il
rispetto della libertà religiosa, sia fondamentale per il conseguimento e il mantenimento
della convivenza pacifica.
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