2017-07-31 13:59:00

Cento anni fa la Lettera di Benedetto XV contro "l'inutile strage"


di Emanuela Campanile

Tanto drammatica quanto indiscutibile l’importanza delle date 1914-1918 per l’intera Europa. Anche ad un occhio poco esperto, non può sfuggire lo sconvolgimento portato dalla "inutile strage", come Benedetto XV definì la Prima Guerra Mondiale - iniziata con la dichiarazione di guerra dell'Impero austro-ungarico al Regno di Serbia in seguito all'assassinio di Francesco Ferdinando d'Asburgo, a Sarajevo.

Sufficiente è mettere a confronto le piantine politiche d’Europa prima del ‘14 e dopo il ’18: scomparsa dell’Impero zarista e ottomano, caduta di quello tedesco e d'Austria.

Quattro anni di baratro, 17 milioni di morti tra soldati e civili. E questo, solo per dare un’idea di cosa accadde durante uno dei più sanguinosi conflitti della storia umana.

Era il primo agosto 1917, dopo tre anni di inascoltati appelli ed esortazioni, Benedetto XV, scrive la Lettera ai Capi dei Popoli Belligeranti:

“Il mondo civile dovrà dunque ridursi a un campo di morte? E l' Europa, così gloriosa e fiorente, correrà, quasi travolta da una follia universale (…) incontro ad un vero e proprio suicidio? (…) In sì angoscioso stato di cose, dinanzi a così grave minaccia dalla voce stessa dell'umanità e della ragione, alziamo nuovamente il grido di pace, e rinnoviamo un caldo appello a chi tiene in mano le sorti delle Nazioni”.

Ma il Papa, al secolo Giacomo Della Chiesa, non si limita ad un’accorata esortazione perché si ponga fine al conflitto. Con grande pragmatismo e coraggio suggerisce ai Governi punti concreti su cui “accordarsi” come: “la diminuzione simultanea e reciproca degli armamenti”, "l’istituto dell’arbitrato con funzione pacificatrice, la comunanza dei mari e la restituzione dei territori occupati".

Spinto dal supremo dovere di Padre comune dei fedeli, e dal sospiro dei figli che invocano il suo intervento pacificatore, indica di tener conto delle aspirazioni dei popoli, coordinando, ove occorra, i propri interessi a quelli comuni del grande consorzio umano.

Suggerisce la necessità di risolvere la questione dell’assetto dell'Armenia, degli Stati Balcanici e dei Paesi formanti parte dell'antico Regno di Polonia. Ma tutto questo sarà uno sforzo invano. Inascoltato, Benedetto XV assisterà al disfacimento di un’Europa che, a soli 20 anni di distanza, riaffronterà un altro abisso, un altro suicidio, quello della II Guerra Mondiale.

Ma il cammino dell’umanità, con i suoi corsi e ricorsi storici, ripropone (anche in questo XXI secolo) gli stessi egoismi e gli stessi baratri, le stesse voci di supplica e le stesse sordità. Utile, a riguardo, leggere il Messaggio di Papa Francesco in occasione del Vertice del G20 ad Amburgo (Germania) del 7 luglio 2017:

"La storia dell’umanità, anche oggi, ci presenta un vasto panorama di conflitti attuali o potenziali. La guerra, tuttavia, non è mai una soluzione. Nella prossimità del centenario della Lettera di Benedetto XV Ai Capi dei Popoli Belligeranti, mi sento obbligato a chiedere al mondo di porre fine a tutte queste inutili stragi (...) È una tragica contraddizione e incoerenza l’apparente unità in fori comuni a scopo economico o sociale e la voluta o accettata persistenza di confronti bellici".








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