2017-08-01 12:12:00

Benedetto XV e l'ultimo tentativo per portare la pace in Europa


di Emanuela Campanile

Quelli del papato di Benedetto XV, sono gli anni bui della Grande Guerra, conflitto di proporzioni inimmaginabili che sconvolse gli assetti geopolitici di una Europa che "perse il suo volto etico". Con la Lettera ai Capi dei Popoli Belligeranti del 1°agosto 1917, il Pontefice tentò l'ultima disperata mossa per fermare il conflitto e ritrovare una pace che, purtroppo, l'Europa raggiunse realmente solo dopo la II Guerra Mondiale. Lo spiega il giornalista e storico, Sergio Valzania:

R. – È l’ultimo grande importante tentativo per portare la pace in una Europa che non riuscirà a trovarla praticamente fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

D. – Una sorta di guerra civile europea…

R. – Sì, una grande guerra che continua a coinvolgere tutta una serie di Stati. Noi parliamo di Guerra ‘15-‘18, ma gli strascichi in Europa sono enormi: deve finire tutta la Rivoluzione russa; c’è la guerra greco-turca; l’occupazione dell’Ungheria; della Saar da parte dei francesi; della Ruhr anche. E poi c’è questa rincorsa tremenda che comincia con la salita al potere di Hitler, nel corso della quale la Germania si impadronisce di territori che erano tedeschi all’inizio della Prima Guerra Mondiale, che sono abitati da maggioranze tedesche e che sono stati invece assegnati ad altri Stati. E poi l’interpretazione che Hitler dà a tutto ciò è pazzesca…questo tentativo di riportare i tedeschi in Germania produce delle cose assurde. Insomma, c’è una tensione che attraversa tutta l’Europa e che poi scoppia, 20 anni dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, e cioè nella Seconda.

D. – Possiamo dire che, in particolare, ad essere minate sono state le fondamenta cristiane dell’Europa stessa?

R. – Dobbiamo ricordare che soprattutto durante la Prima Guerra Mondiale la dirigenza europea, e quindi l’Europa, presenta nei confronti dell’uomo, delle sue sofferenze, un disprezzo assoluto. Questo atteggiamento determina il crollo della cultura europea. L’Europa entra nella Prima Guerra Mondiale con delle pretese egemoniche sul mondo che non sono solo economiche-tecnologiche, ma sono anche etiche e culturali. Si propone anche come modello morale fino a un certo puntoe poi tutto questo scompare, e mette in crisi il rapporto con il cristianesimo; mette in crisi le origini cristiane perché, se ci pensiamo, in fondo il cuore del messaggio cristiano è l’Incarnazione. Quindi, se Dio si fa uomo, ciascun singolo uomo ha una dignità enorme. Ma questa dignità viene umiliata e questo mette in crisi l’identità europea e anche il primato che l’Europa pretende di avere sul resto del mondo e al quale rinuncia in maniera assoluta.

D. – Una crisi che dura tuttora volendo allargare lo sguardo a questo XXI Secolo!

R. – Infatti, non è che da queste crisi ci si riprende con una o due generazioni, anche perché dopo la Prima Guerra Mondiale, l’Europa ne fa una seconda: certificazione del fatto che l’Europa non è capace di proporsi in maniera etica. La Seconda Guerra è anche, a modo suo, peggiore della Prima dal punto di vista ideologico ,pensiamo alla Shoah, alla bomba atomica, veri e propri crimini contro l’umanità di proporzioni industriali, che certificano il fatto che la proposta sorta all’inizio del Secolo, con l’Illuminismo e la Rivoluzione Francese, è una proposta falsa. L’Europa ha bisogno di tornare su se stessa e recuperare le proprie radici, cosa che, tuttora, non è stata capace di fare.

Ascolta e scarica il podcast dell’intervista a Sergio Valzania

 

 

 

 

 








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