2017-08-02 13:17:00

Vittorio Alberti: scomunica a corrotti e mafiosi, invito a convertirsi


Sul Documento finale del Dibattito sulla Corruzione svoltosi in Vaticano il 15 giugno scorso, Fabio Colagrande ha intervistato Vittorio V. Alberti, officiale del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e coordinatore della Consulta Internazionale sulla giustizia e la corruzione per conto del cardinale Turkson:

R. - È un documento conclusivo del dibattito che abbiamo avuto, ma contiene gli obiettivi. Il percorso non si chiude qui, anzi, si apre in modo notevole e più ordinato. Abbiamo raccolto gli interventi che si sono manifestati durante l’incontro alla Casina Pio IV, abbiamo elaborato una sintesi, steso una serie di punti, grazie ai quali poi andare avanti con l’orizzonte dell’intenzione di preghiera di Papa Francesco del febbraio 2018 sulla corruzione.

D. - Come riassumerebbe gli obiettivi di questa consulta elencati nel documento?

R. – C’è un’azione educativa, culturale, di azione sull’opinione pubblica. Educativa, istruttiva e informativa, perché spesso non si sa che dietro a un crimine c’è un fatto di corruzione. Poi c’è l’aspetto istituzionale, cioè di studio, approfondimento e azione sui documenti internazionali e sulle legislazioni; infine, c’è la questione relativa alla cittadinanza, cioè come far partecipare le persone alla propria educazione, ma in libertà.

D. – Sottolineate che la Consulta non si limiterà a pie esortazioni, ma proporrà azioni concrete. Di che tipo?

R. – Da un punto di vista concreto puntiamo a obiettivi educativi di questo tipo: come far capire a una persona che dietro ad un fenomeno elementare c’è un fatto di corruzione? Partendo dalla descrizione di un fatto semplice della quotidianità. Occorrerà fare leva sui media, in senso ampio, quindi editoria, media informativi …

D. - Puntate soprattutto a diffondere una consapevolezza sul fenomeno della corruzione …

R. – Certo. E per riuscirci vogliamo fare leva sulle notevoli professionalità che sono all’interno della Consulta per insegnare questa consapevolezza ma, allo stesso tempo, apprendere dal di fuori, cioè dare voce a persone anche all’esterno per poi reinsegnare e rieducarci tutti insieme, noi compresi. Perché, deve essere chiaro, non è che noi siamo quelli che arrivano dall’alto, i buoni che danno la linea: bisogna essere consapevoli del fatto che la corruzione riguarda tutti noi. Questo è un processo dialettico di educazione, di relazione. Ed ecco l’importanza di fare rete nella Chiesa e non solo.

D. - C’è molta aspettativa per quanto riguarda una risposta globale sulla scomunica ai mafiosi, alle organizzazioni criminali e ai corrotti. È uno degli obiettivi della Consulta?

R. - Naturalmente la questione deve passare attraverso le Conferenze episcopali e le Chiese locali. Ci vuole un ascolto da qui e un confronto perché le realtà sono diverse. Per fare un esempio elementare: se togli la corruzione in un’area geografica del mondo specifica, per esempio quella occidentale, va bene; se la togli in un’altra area crei disoccupazione e crei piaghe sociali di tutti i generi. Quindi, va capito questo scarto: come combatterla nei suoi effetti, ma nelle sue diverse manifestazioni. Per quanto riguarda la scomunica si è molto discusso su quella legata alla corruzione, ma l’idea era partita come proposta di allargare, a livello di Chiesa universale, la scomunica ai mafiosi che è stata elaborata e - più o meno - codificata sul piano del diritto canonico nelle tre regioni italiane, Campania, Calabria  e Sicilia. Poi c'è anche la questione su come trattare il tema della corruzione dal punto di vista della scomunica e poi c’è da capire cosa sia una scomunica. La scomunica è una censura severa, ma è un invito a convertirsi; bisogna sempre avere l’orizzonte della speranza, altrimenti anche la politica, il bene comune possibile, salta per aria.

Ascolta  e scarica l'intervista con Vittorio V. Alberti








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