2017-08-03 13:30:00

Patriarca Sako: mondo aiuti i cristiani a tornare nelle loro terre


di Marina Tomarro

Negli ultimi quindici anni, le comunità cristiane presenti soprattutto nelle regioni settentrionali dell’Iraq hanno subito una grande sofferenza a causa della feroce persecuzione e delle efferate violenze dei terroristi del sedicente Stato islamico. L'Iraq è un Paese che a causa delle guerre e degli scontri settari è stato devastato sia economicamente che politicamente: se negli anni ’90 i cristiani erano oltre 1 milione, nel 2006 se ne contavano a mala pena 300mila.  

La situazione dei cristiani è grave in tutto il Medioriente. Secondo il recente rapporto della  Cnewa, Catholic Near East Welfare Association, l’agenzia fondata da Papa Pio XI nel 1926 per il sostegno dei poveri, sono 14 milioni e mezzo i cristiani mediorientali che vivono tra Cipro, Egitto, Iraq, Israele, Giordania, Libano, Cisgiordania, Gaza, Siria, Turchia. Un dato, riferito alla prima metà del 2017 che, se messo a confronto con quello analogo del 2010, quando i cristiani erano 14 milioni e 700 mila, mostra un calo di circa 200 mila fedeli. Questo dossier infatti, incrociando i dati provenienti da diverse fonti, tra cui l’Annuario pontificio della Santa Sede, il “World fact book” della Cia, l’Onu, la Banca mondiale, l’Ufficio del censimento degli Usa, ha cercato di dare un quadro chiaro della situazione dei cristiani in questa tormentata parte del mondo.

Partendo proprio dall’ Iraq, il grande esodo dei cristiani è iniziato dal 2006,  diventando  sempre più intenso soprattutto dal 2010 al 2014, a causa dei continui attentati nelle chiese e nei quartieri, che hanno portato alla morte di decine di migliaia di civili.

Anche nella vicina Siria, distrutta dalla guerra civile scoppiata nel 2011, la popolazione cristiana si è dimezzata. Per il Cnewa i cristiani sono passati da 2,2 milioni del 2010 all'1,1 milione del 2017. In centinaia di migliaia hanno dovuto lasciare il Paese.

Mentre la più grande comunità cristiana mediorientale si trova in Egitto, dove i fedeli copti sono il 10% della popolazione totale, circa  9,4 milioni. Ma anche qui, le agitazioni politiche ed economiche si sono unite ad atti di violenza settaria di matrice islamica che hanno visto 76 chiese bruciate in questi ultimi anni.  

In Israele, invece  come spiega il rapporto, oggi si contano 170mila cristiani, in larghissima maggioranza arabi israeliani, che corrispondono al 2,4% della popolazione. Nel 1948, anno di nascita di Israele, i cristiani raggiungevano il 20%, ma con lo scoppio del conflitto arabo-israeliano molti palestinesi di fede cristiana hanno lasciato il Paese. In Cisgiordania i cristiani sono 59mila, a Gaza, invece, sono solo 1.300 su 2 milioni di abitanti. A Gerusalemme i cristiani sono 15.800 su una popolazione, di 870mila abitanti. 

In Giordania attualmente vivono  circa 350mila cristiani, poco più del 2,2% della popolazione che è in larghissima maggioranza musulmana sunnita. Ma a causa della persecuzione dell’Is, il Regno Hashemita ha visto l’arrivo, negli ultimi tre anni, di oltre 30mila cristiani iracheni. Analoga situazione  in Libano dove nel 1932, spiega Cnewa, la metà della popolazione era cristiana. Oggi la percentuale dei cristiani è intorno al 40%, in quanto molti libanesi a causa della mancanza di lavoro si vedono costretti ad emigrare all’estero.

Sulla situazione dei cristiani in Medio Oriente, il patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphaël I Sako afferma: "Io penso che il mondo intero deve aiutare i cristiani a rimanere in questi Paesi. Noi adesso abbiamo tanti problemi, è in corso una tragedia, una persecuzione. Ma abbiamo anche una vocazione e una missione che è molto importante: anche quando siamo fuori dobbiamo parlare della nostra presenza, della nostra apertura e dei nostri valori che sono importanti anche per il mondo musulmano. Quindi possiamo aiutare anche questi nostri fratelli musulmani più estremisti ad aprirsi un pò di più e a vedere che nel mondo tutti devono essere rispettati. Penso che i cristiani, abbiano in questo senso molto da dare e da fare". 

Il patriarca Sako sottolinea comunque che "la situazione è un po' migliorata rispetto al passato, ma c'è paura del futuro, perché ci sono ancora conflitti, il Daesh (il sedicente Stato islamico) non è stato ancora sconfitto e la gente ha paura di questa ideologia che è ancora forte, un pensiero che va contro i non musulmani". Poi nella Piana di Ninive ci sono ancora difficoltà per il ritorno dei cristiani. "il governo non ha soldi. La Chiesa ha iniziato a ricostruire le case. I cristiani vogliono ritornare". Ma permangono grandi difficoltà.

Ascolta e scarica il podcast dell'intervista al patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphaël I Sako:

 








All the contents on this site are copyrighted ©.