2017-08-03 14:37:00

Ong: operazione italiana non metta a rischio migranti in Libia


di Francesca Sabatinelli 

Ciò che per il momento è chiaro della missione italiana di supporto navale alla Libia nella lotta ai trafficanti di esseri umani sono le reazioni che ha provocato il sì del Parlamento. Prima di tutto in Italia, sul fronte dell’animoso dibattito politico, e poi dall’altra parte del Mediterraneo, con la minaccia che, secondo la stampa, il generale uomo forte di Tobruk, Kalifa Haftar, avrebbe rivolto all’Italia: quella di  bombardare le sue navi. Avvertimenti ritenuti inattendibili dal premier italiano Gentiloni e declassati a “resoconti dei media” dall’Unione europea, ma che si stagliano sullo sfondo di una situazione confusa e delicata, dagli equilibri precari come dimostrano il sequestro, a Lampedusa, della nave della dell’ong tedesca Jugend Rettet, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, per rapporti con gli scafisti e poi l’aggressione da parte di una motovedetta tunisina contro due pescherecci di Mazzara del Vallo. Non è una missione aggressiva quella italiana, ha chiarito ancora Gentiloni, bensì la risposta ad una richiesta arrivata da Tripoli.  Ad aprire la strada è il ricognitore ‘Comandante Borsini’, già impegnato nell’operazione “Mare Sicuro”, attualmente nelle acque territoriali libiche.

Fortemente critiche verso questo impegno italiano sono le Ong e le Associazioni di difesa dei diritti umani, che denunciano il rischio che l’operazione italiana faciliti la consegna di migranti e rifugiati ai centri di detenzione libici, sottoponendoli a drammatiche violenze. In Libia deve cambiare il sistema di gestione dei migranti e dei richiedenti asilo, spiega Carlotta Sami portavoce nel Sud Europa dell'agenzia Onu per i rifugiati, si deve arrivare a centri in cui vegano tutelate le persone. Secondo la Sami è importante che la missione italiana svolga la sua attività di controllo al traffico di esseri umani, tenendo sempre presente la tutela e i diritti di migranti e rifugiati. E’ dunque importante l’attivismo dell’Italia, chiarisce ancora, purché coniughi con grande urgenza alle azioni per contrastare la tratta a quelle per ridurre le sofferenze di migranti e rifugiati. 

Ascolta e scarica il podcast dell'intervista integrale a Carlotta Sami

 








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