2017-08-06 11:58:00

Francesco in chiusura dell'Asian Youth Day: rispondete con coraggio alla fede


Si è conclusa con una solenne cerimonia all'aeroporto militare di Yoygiakarta la 7.ma Giornata della Gioventù dell'Asia. L'evento, che ha coinvolto 21 Paesi del continente ed oltre duemila giovani, è stato preceduto dalla Santa Messa, alla quale ha voluto presenziare anche il vice presidente della Repubblica indonesiana Jusuf Kalla. Nel corso della celebrazione è stata data  lettura del Messaggio  fatto pervenire dal Santo Padre, a firma del cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin. Nel testo il Papa esorta i giovani dell'Asia ad ascoltare con sempre maggiore attenzione la chiamata del Signore al fine di rispondere con fede e con coraggio alla propria vocazione. Francesco, invita quindi i giovani ad ispirarsi a Maria nel loro voler essere discepoli missionari e di affidarsi sempre alla sua amorevole intercessione. Tra tre anni questi giovani si ritroveranno in un altro Paese dell'Asia, molti di loro avranno già trovato la propria strada, molti la staranno ancora cercando, ma per tutti loro l'esperienza dell'Asia Youth Day sarà stata determinante, come ci spiega il cardinale Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila nelle Filippine e presidente di Caritas Internationalis:

R. – Queste giornate sono dedicate ai giovani del continente asiatico. Questa è la terza volta che partecipo a questi incontri. In Indonesia la tematica delle giornate è stata la missione dei giovani in una società multiculturale. Per noi, multiculturale significa anche multi-religiosoa; però, con lo spirito dell’incontro, della comunione, multiculturale diviene interculturale; multi-religiosa diventa interreligiosa. Lo spirito del dialogo è molto importante per noi nella Chiesa dell’Asia; per i giovani è importante cominciare con questa cultura e atteggiamento di dialogo, di apprezzamento della diversità: la diversità non è una ragione di divisione, ma è una delle ragioni per la ricchezza della civilizzazione della società.

D. – Le Filippine sono forse l’unico Paese dell’Asia in cui i cattolici non sono una minoranza, eppure c’è un grosso problema che riguarda il dialogo interreligioso. C’è la minaccia del radicalismo: una minaccia che esiste anche in Indonesia, ma l’Indonesia cerca di proporsi come esempio di Paese dialogante, dove le cose funzionano. È appropriato definirlo un esempio? 

R. – Sì, speriamo che lo siano, perché la storia del Paese - dell’Indonesia - è molto significativa per tutta l’Asia. Perché i fondatori, i padri dell’Indonesia, volevano che il Paese rimanesse un Paese multiculturale e multi-religioso, dove la libertà di coscienza e di espressione religiosa fossero rispettate. E fino ad ora, grazie a Dio e grazie allo spirito umano presente qui, in questo grande Paese, tutto questo si è rivelato un successo! Lei ha ragione a presentare il Paese come un “modello”: per noi è vero. Per esempio a Mindanao, nel sud delle Filippine, dove adesso c’è un grande problema relativo ai conflitti armati ecc., so che ci sono persone provenienti dall’Indonesia - persone di buona volontà, e anche consapevoli della via dura del dialogo – che aiutano il governo filippino e la popolazione di Mindanao.

D. – Le periferie del mondo sono care a Papa Francesco: è stata forse una delle prime sorprese di questo Pontificato sentir parlare delle periferie. Quanto conta questo per i giovani dell’Asia? Quanto si sentono rafforzati anche loro nel voler essere cattolici attivi in questa periferia?

R. – Questa esperienza, di essere nella periferia della società, che diventi un motivo, un impulso missionario, per vedere con gli occhi della fede le altre persone nelle periferie. Perché è un Paese dove c’è una religione di maggioranza, ma dietro questa religione alcune persone si trovano nella periferia economica, culturale, sociale. E l’esperienza di essere nella minoranza, nella periferia della società, speriamo che diventi un impulso missionario e anche un impulso di compassione verso le altre persone sofferenti e abbandonate.

Ascolta e scarica l'intervista con il cardinale Luis Antonio Tagle








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