2017-08-12 11:30:00

Camerun, tensioni tra anglofoni e francofoni: appello dei vescovi


Dialogo e decentramento: questa la “ricetta” indicata da mons. Samuel Kleda, presidente della Conferenza episcopale del Camerun, di fronte alla tensione che si respira da tempo, nel Paese, tra le comunità anglofone e quelle francofone. Da novembre 2016, infatti, le regioni di lingua inglese del Paese, poste a nord-ovest ed a sud-ovest e pari a circa il 20% della popolazione, hanno chiesto la secessione dal resto del Camerun, in cui si parla prevalentemente francese. Gli anglofoni vogliono creare il proprio Stato, con capitale Bamenda, già capoluogo della Provincia nordoccidentale.

Senza schierarsi a favore di alcuna parte, mons. Kleda sostiene il dialogo tra anglofoni e francofoni, sottolineando anche la necessità di mettere in atto una vera politica di decentramento per consentire a ciascuna regione di svilupparsi. Una delegazione della Conferenza episcopale, inoltre, si è detta disponibile a recarsi a Bamenda per incontrare gli esponenti anglofoni. Lo stesso vescovo ausiliare di Bamenda, mons. Michael Ebibi, ribadisce che la Chiesa si oppone alla violenza, da qualunque parte essa provenga.

Alla base della richiesta di secessione, ci sarebbe una certa emarginazione sociale e politica che i cittadini di lingua inglese dicono di provare in Camerun. Da sottolineare che l’istanza di indipendenza è partita come una semplice richiesta di parità linguistica tra inglese e francese nel settore amministrativo. Per questo, lo scorso gennaio il presidente Paul Biya ha decretato l’istituzione di una Commissione nazionale per la promozione del bilinguismo e del multiculturalismo. Ma ciò non è bastato a placare le tensioni, tanto che alcuni separatisti - gli indipendentisti del Southern Cameroons national council (Scnc) ed i federalisti del Cameroon anglophone civil society consortium (Cacsc) - sono stati arrestati o sono espatriati. (I.P.)








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