2017-08-12 12:51:00

Vescovi Corea: il solo parlare di guerra è atto violento contro umanità


di Michele Raviart

“La Chiesa in Corea denuncia decisamente tutte le provocazioni imprudenti della Corea del Nord e si oppone a tutte le azioni che sollevano le tensioni nella penisola coreana facendo indietreggiare, a tutti gli effetti, la promozione della pace”, che non è realizzabile attraverso l’armamento nucleare. In un’esortazione diffusa in vista dell'ormai prossima Festa dell’Assunta – giorno dell’indipendenza della Corea del Sud – e riportata da AsiaNews, i vescovi coreani condannano l’escalation di minacce e di mobilitazioni militari che stanno coinvolgendo la penisola coreana. “Una situazione tesa e potenzialmente di grande rischio”, nata a fine luglio dopo i test missilistici di Pyongyang, in palese violazione della risoluzione presa dalle Nazioni Unite.

Di fronte al leader della Corea del Nord Kim Jong-un minaccia esplicitamente di “spazzare via” gli Stati Uniti e al presidente americano Donald Trump che annuncia soluzioni militari già pronte per colpire Pyongyang, l’invito dei vescovi coreani è alla prudenza. Rivolgendosi direttamente ai leader politici dei Paesi limitrofi, i presuli ricordano che “parlare della guerra senza dovuta considerazione è già un’azione di violenza contro l’umanità” e che azioni precipitose “non ci lasceranno che la morte di innumerevoli persone” e “piaghe profonde per l’intera umanità”. Pertanto la Conferenza Episcopale Coreana esorta “tutti i Paesi limitrofi a non prendere decisioni imprudenti che minaccerebbero l’amore e lo sviluppo morale e spirituale dell’umanità”, auspicando un impegno alla pace e alla coesistenza, “principale scopo della diplomazia e della politica”.

Non sfugge infatti ai vescovi che “la pace nella penisola coreana riguarda non solo l’Asia del nord-est, ma il mondo intero”, perché la penisola coreana è un punto di equilibrio tra Paesi come Cina, Russia, Giappone e Stati Uniti, che stanno rafforzando in queste ore i loro dispositivi militari e di sicurezza. “La situazione attuale”, si legge nel messaggio, “esige uno sforzo di collaborazione che coinvolga strettamente la coscienza, l’intelligenza, la solidarietà, la pietà e il mutuo rispetto”.

In questo senso l’appello è anche ai connazionali coreani a partire dai leader politici della Corea del Nord e della Corea del Sud, “che devono fare del loro meglio per stabilire un sistema istituzionale che garantisca la pace nella penisola”. “Perché non si pensa a ridurre il budget della spesa astronomica militare della Corea del Sud e quella del Nord al fine di utilizzarlo per lo sviluppo umano e culturale?”, suggeriscono i vescovi, invitando i cittadini coreani a promuovere iniziative per la pace e la giustizia.

L’ultima esortazione è ai cristiani e ai popoli del mondo, chiamati a collaborare all’opera "creatrice e redentrice di Dio”. “La realizzazione della denuclearizzazione e lo stabilirsi della pace nella penisola coreana contribuirà”, infatti, “a generare l’avvenire dell’umanità proponendole una visione del mondo in cui il valore delle creature si realizza pienamente con l’amore e la giustizia reali e concreti”.








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