2017-08-14 11:25:00

Mons. Viganò: l'uomo è al centro della riforma dei media vaticani


Si svolgerà dal 16 al 20 agosto prossimi, a Santa Catarina in Brasile, il “Mutirão della comunicazione” promosso dalla Conferenza Nazionale dei vescovi brasiliani. Mutirão è una parola che riassume vari significati: assemblea, confronto, condivisione, ma anche lavoro collettivo. L’iniziativa, nata nel 1998, ha lo scopo di essere uno spazio di scambio, aggiornamento, riflessione e approfondimento di questioni legate alla società e ai mass media. Il tema di quest’anno, “Educare alla comunicazione”, è lo spunto per parlare delle nuove tecnologie. Presente all’appuntamento, anche mons. Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione, che parlerà nella giornata di apertura sul tema "La comunicazione nella Chiesa nella prospettiva di Papa Francesco". Il nostro inviato Silvonei Protz lo ha intervistato:

R. - E' un momento molto importante, lo dico come prefetto della Segreteria per la Comunicazione, perché è un grande momento di lavoro comune di tutti i comunicatori del Brasile. Con loro ragioneremo su come la Chiesa possa imparare nuovamente a comunicare nella forma della testimonianza, esattamente secondo il paradigma di Papa Francesco. Ci sarà un primo momento in cui cercheremo di analizzare insieme quali sono le caratteristiche specifiche del comunicare di Papa Francesco e un secondo momento nel quale presenterò la riforma voluta dal Papa, che oramai è quasi a metà cammino: una riforma dei media vaticani perché si possa giungere a un nuovo sistema di comunicazione nella cultura digitale.

D. – Qual è la caratteristica della comunicazione di Papa Francesco?

R. – Papa Francesco ha una capacità di ridefinire i codici e le forme di comunicazione: possiamo dire, di usare con creatività - quindi abbandonando la convenzionalità - le storie, in particolare l’uso delle parabole e delle metafore, perché proprio questo modo di raccontare facilita il rapporto con l’altro, riduce la distanza: fa dell’interlocutore una persona con cui entrare in dialogo e in prossimità. Non dimentichiamo che la modalità narrativa di Papa Francesco ha sempre un esito molto pragmatico, cioè non è mai autoreferenziale, ma piuttosto vuol essere una provocazione per indurre un effetto sul piano concreto della vita: in qualche modo vuole offrire l’occasione perché qualcuno, sapendo qualche cosa in più, incontrando il Vangelo della misericordia, possa anche compiere nella propria vita gesti e cammini di misericordia.

D. – Quale riforma presenterà ai giornalisti brasiliani? 

R. – La riforma oramai è molto ben avviata e questo grazie anche al fatto che le persone coinvolte nei vari segmenti del sistema comunicativo della Santa Sede sono persone di alta professionalità, e soprattutto con un atteggiamento realmente ecclesiale, quindi di servizio al Santo Padre e alla Santa Sede anzitutto. Quindi il cammino va molto bene e abbiamo quest’anno la grande speranza di far nascere il nuovo Portale comunicativo della Santa Sede: un Portale che raccoglie le redazioni di quella che era la Radio Vaticana e la redazione del Centro Televisivo Vaticano; sarà un Portale multimediale e multilinguistico. Sarà proprio questa nuova struttura che permetterà, da un lato, una coerente informazione della Santa Sede - quindi non certo monolitica e meno ancora omogeneizzata, ma piuttosto coerente -; insieme però anche alla capacità di differenziare, ciascuna redazione rispetto agli utenti del proprio Paese, alcune attese o alcuni aspetti più significativi rispetto ad altri. Questo è quello che desideriamo fare e sono certo che lo faremo. E poi in quell’occasione presenterò i passaggi che sono stati fatti, anno dopo anno; il cammino di formazione di molte persone; gli investimenti tecnologici che abbiamo necessariamente fatto, come si passi – appunto – da un sistema dei media in cui ciascuno pensava un po’ a sé stesso e anche a quelle che erano le richieste che provenivano a ciascuna redazione rispetto ai Paesi di provenienza, a un sistema comunicativo che risponde anzitutto alla Santa Sede: comunicare il Papa, il suo magistero, i suoi gesti, i lavori dei Dicasteri romani a quella che è la Chiesa diffusa in tutto il mondo. E insieme far affiorare quelle iniziative particolarmente significative di alcune Chiese, per metterle in circolazione affinché tutte le altre Chiese possano conoscerle e magari dalla conoscenza di una esperienza può nascere un’esperienza simile o comunque può generare un’esperienza utile.

D. – È possibile essere di stimolo anche per le realtà locali?

R. – No, è necessario che le realtà locali siano esse di stimolo e siano stimolanti, proprio perché la Chiesa è fatta così: è una Chiesa che tiene insieme un caleidoscopio di persone, un insieme di colori, provenienze ed approcci. La Chiesa è proprio questa varietà e in questa varietà ci sono le Chiese; e la Chiesa di Roma non è la sintesi di tutte le Chiese: è quella che presiede nella carità tutte le Chiese, cioè che chiede ad ogni Chiesa di essere sé stessa, con il proprio specifico e dentro a un cammino comune che è quello della grande tradizione della Chiesa, della Sacra Scrittura e del Magistero.

D. – Lei parlerà a centinaia di giornalisti di tutto il Brasile: quale messaggio vuole lasciare nel cuore di questi giornalisti brasiliani?

R. – Anzitutto, in Brasile desidero accogliere tutto quanto potrò ricevere: sono certo che è una Chiesa molto viva, con grande passione per l’uomo e per il Vangelo; quindi certamente saprò ascoltare. Questo sarà il regalo più grande che potrò ricevere. Che cosa mi piacerebbe comunicare con loro, qual è il messaggio che mi piacerebbe lasciare: è che, in questo contesto di cultura digitale, la tecnologia è una cosa importante ma non è né la prima né la più importante. Perché l’approccio alla comunicazione per gli uomini e le donne della Chiesa non può essere un approccio tecnocratico - tecnocentrico - ma, ancora una volta, antropologico: quindi sono il cuore dell’uomo e il cuore della donna che devono essere ricolme del balsamo della grazia e della misericordia di Dio, perché anche in rete le persone - le comunità che si ritrovano in rete - possano scorgere parte di quel fascino che il Vangelo può portare. Quindi mi piacerebbe dire che la riforma della comunicazione che stiamo facendo presso la Santa Sede, e la riforma dentro la quale la Chiesa è sempre chiamata a vivere, è una riforma che ha sempre un centro: l’uomo, il cuore dell’uomo, che sa accogliere la pienezza della grazia di Dio. Perché quando l’uomo è toccato dalla grazia, sa essere testimone affascinante del Vangelo.








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