2017-08-19 13:50:00

Sierra Leone, sale il bilancio delle vittime dell'alluvione


di Eugenio Murrali

Si continua a scavare nel fango a Freetown, in Sierra Leone, dove il 14 agosto, a causa delle forti piogge e del diboscamento incontrollato, si è staccata la collina del quartiere di Regent ed è scivolata verso il basso. Un comunicato della Caritas Italiana rende noto che le vittime accertate sono oltre 400, tra cui almeno 105 bambini. I dispersi sono più di 600, migliaia gli sfollati.

Caritas Italiana, Caritas Sierra Leone e la rete di Caritas internationalis sono in prima linea. Le necessità più urgenti sono gli alloggi per gli sfollati, il cibo, i vestiti, i kit igienico sanitari. Si teme lo sviluppo di epidemie di colera e non è facile riparare le condutture di acqua potabile, gravemente danneggiate dal cataclisma.

Padre Joseph Alimamy Turay – attivo nella diocesi di Makeni e in contatto con gli organismi della Caritas – si è potuto recare a Freetown e racconta:

“Stanno ancora cercando i corpi travolti da questa alluvione. È stata una tragedia. La popolazione ha vissuto una guerra durata dieci anni, poi c’è stata l’epidemia di l’ebola, ora questo. Nonostante tutto la nostra gente è forte, proprio perché affronta il futuro con la fede. Quindi con la Chiesa, con lo Stato con tutte le altre comunità, con la comunità internazionale stiamo lavorando per fornire le prime risorse alimentari, alloggi e supporto psicologico alla popolazione”.

Secondo Padre Turay il bilancio delle vittime è destinato a salire molto ed esprime rammarico perché, a suo avviso, era una tragedia che si sarebbe potuta evitare:

“Se non arriviamo a pianificare le città, con il cambiamento del clima, con la migrazione interna, ci troviamo di fronte a queste tragedie. Quindi la sfida è pianificare al città”.

La catastrofe è stata tanto più grave, perché ha colpito la popolazione nella notte, in una zona molto popolosa, con case in cui, spiega padre Turay, vivono famiglie allargate anche di 10 persone.

Padre Joseph sottolinea anche il grande spirito di solidarietà delle Caritas, della comunità internazionale e la forza che ha dato ai sierraleonesi il messaggio del Pontefice:

"Le Caritas sierraleonesi stanno lavorando soprattutto con la comunità internazionale. Abbiamo ricevuto il messaggio del Papa attraverso l’arcivescovo di Freetown, mons. Charles Edward Tamba che ci ha offerto il suo sostegno per il nostro lavoro. Quindi stiamo raccogliendo tutte le cose necessario attraverso Caritas Italia, le altre Caritas, le chiese. C’è un senso di solidarietà anche da parte dei Paesi vicini come la Guinea, il Senegal, la Liberia, il Togo. I presidenti di questi Paesi sono stati qui in questi giorni per dare il loro appoggio. Ma l’appoggio più importante per noi è quello del Papa".

Ascolta e scarica il podcast con l'intervista a Padre Joseph Turay

 








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