2017-08-22 14:25:00

Giornata tratta e schiavitù: memoria e impegno per la libertà


di Eugenio Murrali

La schiavitù esiste ancora. Ce lo ricorda la Giornata internazionale di commemorazione della tratta degli schiavi e della sua abolizione, che ricorre il 23 agosto dal 1997. La data è stata scelta in ricordo della notte tra il 22 e il 23 agosto 1791, quando, a Santo Domingo, iniziarono le rivolte, al comando di Toussaint Louverture, il primo generale nero della storia, che aprirono la strada verso l'abolizione della tratta atlantica degli schiavi.

Già nel 1994, le Nazioni Unite avevano creato il progetto The Slave Route, per favorire progetti, creare consapevolezza intorno a questa tematica.

Un momento importantissimo è stato il riconoscimento della tratta e della schiavitù quali ‘crimini contro l’umanità’ nella Dichiarazione di Durban del 2001, descritte come “tragedie terribili nella storia dell’umanità, non solo in forza della loro abominevole barbarie, ma anche della loro estensione, natura organizzata, e specialmente nella negazione alle vittime della loro essenza...”

Don Silvio Roggia, salesiano della Missione Don Bosco, vissuto 8 anni in Nigeria e 10 in Ghana seguendo progetti come Stop tratta, osserva ai nostri microfoni:

"Quando Obama è andato per la prima volta in Africa, non è andato in Kenya ma è andato in Ghana, a Cape Coast Castle dove ci sono forti militari. Lì è testimoniato cosa è successo per tre secoli di schiavitù forzata: più di dieci milioni di persone sono state portate via – tenendo presente la demografia che c’era tra il 1500 e il 1800 che non è come quella di oggi – dal Golfo di Guinea, senza contare la tratta arabica. 20 milioni di persone portate via hanno sicuramente inciso in modo negativo su quell’economia. A quel tempo erano loro che, purtroppo, facevano da motore con la schiavitù all’arricchimento dell’Europa attraverso la tratta caraibica. Adesso diventano scomodi, ma noi non dobbiamo dimenticare che se l’Europa è stata la prima ad avere una rivoluzione industriale era perché c’era anche una manodopera a costo zero".

Un’altra salesiana, suor Maria Antonietta Marchese, ci racconta dal Benin, dalla casa famiglia Foyer Lacuna Vicuña la storia di schiavitù di una vidomegon, una bambina venduta per pochi soldi in cambio di manodopera:

"È la storia di una ragazzina che è ancora da noi e che dall’età di quattro anni ha cominciato a essere 'piazzata', cioè ceduta a padrone differenti; la madre andava a prenderla e cambiava padrona. Questa bambina fino all’età di nove anni ha fatto questo terribile percorso di lavoro, duro, presso delle 'tutrici' – chiamiamole così – queste persone che prendono le bambine. Per fortuna un nostro animatore l’ha trovata al mercato mentre vendeva; l’abbiamo accolta e l’abbiamo inserita un po’ alla volta nel nostro foyer. Ha frequentato la scuola elementare in modo accelerato, perché una ragazza molto intelligente e adesso frequenta la scuola superiore. Purtroppo la sua famiglia – che nel frattempo abbiamo trovato – è pericolosissima, perché tutte le volte che l’abbiamo portata da loro per un saluto, volevano darla in matrimonio forzato. I suoi fratelli sono in prigione, la mamma è scomparsa e la ragazza è qui con noi. É una ragazza forte che potrà avere anche un avvenire" .

Ascolta e scarica il podcast dell'intervista a suor Maria Antonietta Marchese e a don Silvio Roggia








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