2017-09-02 14:38:00

Myanmar: 60mila Rohingya fuggiti ​​in Bangladesh


Non accennano a placarsi le violenze nello stato occidentale del Rakhine, nel Myanmar, tra i gruppi armati della minoranza Rohingya e le forze di sicurezza del governo di Yangon. I militari hanno detto che quasi 400 persone, la maggior parte dei quali insorti, sono morti negli scontri armati che vanno avanti dallo scorso 25 agosto. Ora le due fazioni si accusano reciprocamente del rogo di oltre 2600 abitazioni nelle aree a maggioranza di Rohingya nel nordovest del Myanmar nell'ultima settimana. I funzionari del Myanmar hanno accusato il gruppo islamico Arakan Rohingya Salvation Army (ARSA) degli incendi ai danni dei villaggi mentre esponenti della minoranza di religione musulmana sostengo che i militari stanno dando fuoco alle case per spingere la popolazione a fuggire dal Paese.

La violenza ha infatti messo in moto un marea di profughi che attraversano principalmente a piedi, ma anche con imbarcazioni, la frontiera con il Bangladesh. Decine di migliaia Rohingya in fuga hanno passato in queste ultime ore il confine. Secondo quanto riferito dalla portavoce dell'Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr), Vivian Tan, “circa 60.000 sono arrivati ​​in Bangladesh” da quando gli scontri sono iniziati. Solo giovedì scorso alcune barche che portavano i rifugiati sono affondate nel fiume Naf, uccidendo almeno 26, tra cui donne e bambini.

I civili che oltrepassano il confine raccontano dell’esplosioni e di persone bruciate vive. Alcuni testimoni sopravvissuti affermano che nel villaggio di Kunnapara, vicino alla città costiera di Maungdaw, i soldati avrebbero ucciso almeno 110 Rohingya.

Le immagini satellitari analizzate da Human Rights Watch mostrano che centinaia di edifici sono stati distrutti in almeno 17 siti nello stato Rakhine dal 25 agosto, tra cui circa 700 strutture che sembravano essere state bruciate solo nel villaggio di Chein Khar Li. Il Bangladesh è impegnato a far fronte al massiccio flusso di rifugiati che continua a far rotta verso i suoi confini. La Croce Rossa ha inviato squadre ai campi profughi, in coordinamento con la società locale della Mezzaluna Rossa, per "valutare i requisiti dei richiedenti asilo". “L'afflusso è disperso in luoghi diversi. Il compito è impegnativo per noi ", ha detto la portavoce locale, Misada Saif.

La violenza è scoppiata il 25 agosto, quando i ribelli hanno attaccato la polizia di Myanmar e alcune postazioni militari, motivandole come azioni per proteggere la minoranza Rohingya. Dal canto suo l’esercito ha risposto con una delle più cruente offensive di questi ultimi decenni.

Il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Nuri, ai nostri microfoni, ha parlato delle condizioni della minoranza Rohingya, circa un milione di persone, che dal 1982 “è privata cittadinanza e considerata dalla autorità del Myanmar come una popolazione straniera proveniente dal vicino Bangladesh”.

Basandosi sulle diverse inchieste di Amnesty e sui rapporti della Nazioni Uniti, Riccardo Nuri ha quindi affermato che “siamo di fronte a dei crimini contro l’umanità” con “villaggi dati alle fiamme, stupri di massa e sfollamenti forzati”. L'esponente di Amnesty ha inoltre ricordato le persecuzioni contro le altre decine di minoranze che formano la popolazione dell'ex Birmania. 

Anche il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ha espresso profonda preoccupazione per l'operato delle forze di sicurezza di Myanmar nello stato di Rakhine e ha chiesto "moderazione e calma per evitare una catastrofe umanitaria". Guterres ha poi lodato il Bangladesh per avere fatto fronte alle "disperate necessità" delle decine di migliaia di musulmani Rohingya che hanno attraversato il confine per sfuggire alle violenze.

Nel frattempo si è alzata la tensione anche tra Dacca e Yangon. In una dichiarazione diramata nella tarda serata di ieri, il ministero degli Esteri del Bangladesh ha messo in guardia il Myanmar, minacciando conseguenze nel caso in cui si ripetessero le violazioni dello spazio aereo lungo il confine meridionale del paese, punto di arrivo di decine di migliaia di musulmani Rohingya.

"Queste incursioni nello spazio aereo del Bangladesh da parte di elicotteri di Myanmar sono contrarie allo spirito di buone relazioni di vicinanza e potrebbero generare una situazione arbitraria", si legge nella nota.  Gli elicotteri avrebbero ripetutamente violato lo spazio aereo domenica, lunedì e venerdì, secondo l'accusa di Dacca. Nessuna risposta al momento è arrivata dalle autorità birmane.

Ascolta e scarica il podcast dell'intervista integrale al portavoce di Amnesty international Italia Riccardo Nuri








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