2017-09-07 09:11:00

Colombia. P. Pontin: a Bogotá ancora diseguaglianze sociali


Violenza armata, narcotraffico, corruzione: la Colombia con la visita del Papa vuole uno slancio verso un futuro di stabilità. Bogotá, con i suoi oltre 8 milioni di abitanti, è la capitale industriale e finanziaria del Paese e il più grande mercato a livello nazionale. Ma rimangono ancora disuguaglianze e frammentazione sociale, come spiega padre Maurizio Pontin, parroco della chiesa dedicata al Beato Juan Bautista Scalabrini a Bogotá, intervistato dalla nostra inviata in Colombia, Giada Aquilino:

R. - La nostra parrocchia è sorta a metà degli anni ’90, nel ’94-’95, per accompagnare un gruppo di persone che si stava trasferendo in questa zona, dove tra l’altro facilmente si verificavano inondazioni del fiume, il Rio Bogotá. Si trattava di gente povera che veniva dal nord della Colombia, lasciava i campi, la montagna, dove non si potevano mantenere famiglie numerose. Si trasferivano qui in città, cercando un lavoro diverso da quello contadino.

D. - Oggi invece nella zona della parrocchia vivono anche parecchie vittime della guerra…

R. – E’ una zona di periferia, ci sono molte persone che sono dovute scappare con un’emigrazione forzata a causa della violenza. Il territorio è stato invaso sia dalle Farc, sia dall’Eln, che sono i due gruppi più grandi di guerriglia, come anche dai paramilitari di estrema destra in contrasto con quelli delle guerriglie di sinistra. Per fortuna in questo territorio si riesce comunque a convivere tutti insieme.

D. – Quale contributo offrite, qual è il vostro impegno?

R. – Quello di orientare queste persone perché possano avere gli aiuti che lo Stato offre alle vittime della guerriglia e dei paramilitari. Poi, per le persone più bisognose prestiamo un servizio alimentare attraverso la mensa, per circa 800 persone. Abbiamo creato anche una biblioteca per bambini, perché non c’era possibilità per molti di comprare i libri scolastici: adesso questo problema è un po’ risolto, perché lo Stato aiuta maggiormente sull’acquisto del materiale scolastico. In questi giorni abbiamo pure un altro fenomeno nella zona, che è l’arrivo di colombiani che vivevano in Venezuela: stanno tornando qui a causa della crisi economica della vicina nazione e ci sono anche altri venezuelani che, di fronte alla impossibilità di sopravvivere, per mancanza di cibo e medicine, vengono qui in Colombia. I venezuelani vedono che nonostante tutto qui si sta bene, riescono perlomeno ad avere qualche piccola risorsa per aiutare i familiari che sono rimasti in patria.

D.  – Lei ha parlato dell’accoglienza ai venezuelani ma anche ai colombiani: qual è il quadro sociale della città di Bogotá?

R. – Bogotá è suddivisa in strati sociali, da uno strato 1, più povero, a uno strato numero 6 o 7, agiato. Quindi la differenza sociale è molto alta, da un salario minimo che prende un operaio di 700 pesos, cioè 200 dollari, a uno che va a 10 volte di più. Nella nostra zona la prevalenza è ufficialmente il secondo strato, anche se ci sono tutti i servizi che nel primo non c'erano, servizi di energia elettrica, di acqua, di trasporto.

D. – Quali sono ancora le piaghe del Paese? Si parla di narcotraffico, di criminalità?

R. – Nella zona della parrocchia, purtroppo c’è l’influenza del narcotraffico, però, diciamo “da persona a persona”: non ci sono grandi trafficanti ma piccoli nuclei che distribuiscono la droga. Molti giovani cadono in questo pericolo. L’altro problema sociale che c’è è quello della mancanza di denaro liquido per molti piccoli negozianti che quindi ricorrono a piccoli prestiti, qui chiamati “goccia a goccia”: ogni giorno devi portare una quota per estinguere il prestito che hai ricevuto e gli interessi sono di usura.

D. – Quale messaggio si attende dal Papa?

R – La campagna che ha lanciato la Conferenza episcopale è quella di dare il primo passo, cioè sapere che la visita del Papa non è una conclusione, ma l’inizio di una nuova speranza che si vuole seminare in mezzo alla popolazione.








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