2017-09-09 14:50:00

Colombia. La commozione del Papa per i gesti di riconciliazione


Uno dei momenti più toccanti di questa visita papale in Colombia, è stato certamente il grande incontro per la riconciliazione nazionale a Villavicencio. Le testimonianze di perdono hanno commosso profondamente il Papa che non ha voluto ascoltare discorsi ma esperienze di riconciliazione. Su questo evento, il nostro inviato in Colombia Alessandro De Carolis ha intervistato l'arcivescovo di Villavicencio, mons Oscar Urbina Ortega:

R. – Sono molto contento, perché il Papa ha scelto quattro grandi temi per la sua visita. Il primo sulla vita; poi quello nella nostra diocesi, il tema era quello della riconciliazione con Dio, con gli altri e con il creato. Prima c’è stata la beatificazione di un vescovo e di un prete, che sono stati uccisi in due momenti della guerra. Questi sono quindi dei segni per noi molto importanti. Per la beatificazione del vescovo,  poi è venuta tanta gente che lo aveva conosciuto, a dieci ore di distanza dalla città in cui è morto; questo è molto toccante. Quindi, nel pomeriggio, si è svolto un atto che è stato breve, ma io ho pensato che il significato fosse questo: scegliere delle vittime che hanno intrapreso un cammino di perdono, per rendere testimonianza; non tanto un discorso, ma un’esperienza vissuta.

D. – Questo ha commosso anche molto il Papa…

R. – L’ho seguito attraverso il maxi-schermo che avevano montato, e ho visto che per due volte lui era con le lacrime… Abbiamo “sigillato” – possiamo dire così – queste vittime, perché la stampa voleva a tutti i costi sapere chi fossero. Allora, per rispetto loro, abbiamo chiesto di non dirlo a nessuno, e hanno mantenuto il segreto.

D. – L’ultimo atto è stato Papa Francesco che con dei bambini - quindi il futuro della Colombia - ha piantato degli alberi…

R. – Sì, hanno detto: “Benedici questi alberi perché noi abbiamo un bosco della riconciliazione: per seminarli lì. Perché noi bambini vogliamo crescere come gli alberi, per trasformare l’ossigeno dell’odio, del rancore, in un ossigeno del perdono e della pace”. E allora siamo andati lì, in quel parco dove si trova la Croce che abbiamo portato per sette anni, in tempo di Quaresima: dal 1996 al 2002. L’ultima tappa è stata proprio in quella terra, e hanno lasciato lì la Croce. Io l’ho presa e abbiamo creato questo monumento per conservare la memoria delle otto milioni e mezzo di vittime. Il Papa, quando siamo andati da lui per chiedergli di venire, parlando in modo familiare, ci ha detto: “Di fronte alla giustizia, voi – gli adulti – dovete perdere per guadagnare”. E ci ha detto: “Perderete perché gli adulti vogliono una giustizia dura”. E invece, per cominciare questo cammino di riconciliazione, alcuni pèrdono, ma ci guadagnano i bambini perché loro potranno avere un Paese migliore di quello che è toccato a noi








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