2017-09-09 11:57:00

Motu proprio del Papa sulle traduzioni dei testi liturgici


di Adriana Masotti

E’ stata resa nota oggi la Lettera apostolica in forma di «Motu proprio» di Papa Francesco “Magnum Principium” con cui viene modificato il can. 838 del codice di diritto canonico che riguarda l’uso delle lingue volgari nella liturgia. L’obiettivo, si legge nella Lettera, è fare in modo che la disciplina canonica attualmente vigente nel canone in questione “sia resa più chiara" e affinché "appaia meglio la competenza della Sede Apostolica circa le traduzioni dei libri liturgici".

Prima di indicare nel dettaglio in che modo il canone 838 andrà letto, il “Motu proprio” spiega le ragioni dell’attenzione della Chiesa a questo tema ricordando come l’importante principio, confermato dal Concilio Ecumenico Vaticano II, "secondo cui la preghiera liturgica, adattata alla comprensione del popolo, possa essere capita, ha richiesto il grave compito, affidato ai vescovi, di introdurre la lingua volgare nella liturgia e di preparare ed approvare le versioni dei libri liturgici”. Ciò nella consapevolezza della Chiesa “dell’incombente sacrificio della perdita parziale della propria lingua liturgica, il latino, e insieme “delle difficoltà che in questa materia potevano presentarsi”.  

Se da una parte infatti, era necessario favorire la partecipazione di tutti i fedeli alle celebrazioni liturgiche “con l’unità sostanziale del Rito Romano”, dall’altra ci sarebbe voluto del tempo perché le stesse lingue volgari potessero diventare lingue liturgiche, “splendenti non diversamente dal latino liturgico per l’eleganza dello stile e la gravità dei concetti al fine di alimentare la fede”.  E molte furono le Leggi liturgiche, le Istruzioni, le Lettere circolari, e le indicazioni della Sede Apostolica per raggiungere questo obiettivo. Non bisogna dimenticare infatti che per i credenti la Parola “è un mistero: quando infatti vengono proferite le parole, in particolare quando si legge la Sacra Scrittura, Dio parla agli uomini, Cristo stesso nel Vangelo parla al suo popolo”.

Il “Motu proprio” sottolinea perciò l’importanza della fedeltà ai testi originali: “bisogna fedelmente comunicare ad un determinato popolo, tramite la sua propria lingua, ciò che la Chiesa ha inteso comunicare ad un altro per mezzo della lingua latina”. In altre parole: “ogni traduzione dei testi liturgici deve essere congruente con la sana dottrina.”

Non ci si deve stupire se in questo campo siano sorte delle difficoltà tra le Conferenze Episcopali e la Sede Apostolica. Perciò, si legge nella Lettera apostolica:  “E’ oltremodo necessaria una costante collaborazione piena di fiducia reciproca, vigile e creativa, tra le Conferenze Episcopali e il Dicastero della Sede Apostolica che esercita il compito di promuovere la sacra Liturgia, cioè la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.”  Da qui la necessità espressa da Papa Francesco di rendere più chiara la disciplina canonica attualmente vigente e in particolare la competenza della Sede Apostolica circa “le traduzioni dei libri liturgici".

In tal senso il can. 838 andrà letto come segue:

Can. 838 - § 1. Regolare la sacra liturgia dipende unicamente dall’autorità della Chiesa: ciò compete propriamente alla Sede Apostolica e, a norma del diritto, al Vescovo diocesano.

§ 2. È di competenza della Sede Apostolica ordinare la sacra liturgia della Chiesa universale, pubblicare i libri liturgici, rivedere[1] gli adattamenti approvati a norma del diritto dalla Conferenza Episcopale, nonché vigilare perché le norme liturgiche siano osservate ovunque fedelmente.

§ 3. Spetta alle Conferenze Episcopali preparare fedelmente le versioni dei libri liturgici nelle lingue correnti, adattate convenientemente entro i limiti definiti, approvarle e pubblicare i libri liturgici, per le regioni di loro pertinenza, dopo la conferma della Sede Apostolica.

§ 4. Al Vescovo diocesano nella Chiesa a lui affidata spetta, entro i limiti della sua competenza, dare norme in materia liturgica, alle quali tutti sono tenuti.

Il “Motu proprio” stabilisce che le modifiche del canone 838, abbiano conseguenze sull’art. 64 § 3 della Costituzione Apostolica Pastor Bonus e sulle altre leggi, in particolare quelle contenute nei libri liturgici, in materia di traduzioni e adattamenti. Il Papa infine chiede che “la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti modifichi il proprio “Regolamento” in base alla nuova disciplina e aiuti le Conferenze Episcopali ad espletare il loro compito e si adoperi per promuovere sempre di più la vita liturgica della Chiesa Latina”.

Le disposizioni contenute nel  “Motu proprio” , che porta la data del 3 settembre, entreranno  in vigore il 1° ottobre 2017.








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