2017-09-10 07:55:00

Medellín: un viaggio inaspettato


di Alessandro De Carolis, inviato a Medellín

La signora aggira lo spigolo del tavolo di legno all’aperto, lucido di pioggia, di quella che sembra una trattoria. Tutto intorno ce ne sono altri di tavoli così, ma lei già scelto su quale poggiare la statua di Papa Francesco che porta in braccio. Una semplice scultura in legno dipinta, di una quarantina di centimetri di altezza, che ritrae il Papa di profilo che fa il primo passo, come mille striscioni, manifesti, e perfino sms telefonici ricordano in tutta la Colombia in questi giorni. La signora poggia con cura la statua sul piano prescelto e se ne va, incurante del fatto che a tre metri dai suoi tavoli sta sfrecciando il corteo papale. La signora non ci bada, forse perché Francesco su quella strada non ci doveva passare o forse perché lei il suo Papa già ce l’ha e non ha bisogno di intuirlo dietro il finestrino di un’auto in corsa.

A macchia d’olio
La signora è come un salmone che risale al contrario la corrente. Perché prima e dopo la trattoria uomini, donne, ragazzini e neonati hanno cominciato qua e là a presidiare la strada che dall’aeroporto di Rio Negro porta a Medellín. Forse è stata attirata dalla polizia e dall’esercito che hanno preso a piantonare il percorso, fatto sta che la notizia del passaggio improvviso del Papa si sparge a macchia d’olio man mano che trascorrono i minuti e i chilometri. Sono le 9 di mattina di sabato, tanti negozi sono chiusi, chi doveva andare a Medellín si è da tempo messo in moto perché si sa da mesi che è lì che deve arrivare Francisco a dire Messa, planando dall’elicottero, non giungendovi in auto. Eppure basta poco che a ogni centro abitato, ma anche a bordo strada come tanti soldati indisciplinati frammisti a quelli veri che sfoggiano visi marziali, i capannelli di persone sono via via più grossi, segno che la sorpresa è diventata attesa.

Il carrozziere e la cameriera
Donne anziane che si fanno il segno della croce, bimbi sulle spalle dei papà, giovani che corrono con lo smartphone in resta lungo il fianco della carreggiata, cuochi e cameriere che hanno lasciato la friggitrice della loro comida rapida e che adesso scattano foto bardati di grembiulini e cappelloni. C’è perfino un giovane, in tuta macchiata da carrozziere, che tiene per le gambe un grosso crocifisso di legno. Un popolo che ha interrotto in un batter d’occhio le proprie occupazioni perché adesso l’unica cosa di cui preoccuparsi è di aguzzare la vista e cogliere l’attimo, il fugace saluto del Papa o magari la fortuna di una foto che diventerà un post sui social e un’icona per la memoria.

La grande occasione
Ha dell’incredibile la rapidità con cui, sulla strada da Rionegro a Medellín, l’imprevisto lascia il posto a un gioiosa festa di strada. Il Papa ha da poco preso l’auto, perché la nebbia ha lasciato a pale spente gli elicotteri pronti sulla pista, che già in tanti sanno. Sanno che è la loro occasione di esserci, urlare un saluto, alzare un cartellone, dire al Papa diretto più lontano che anche lungo quei chilometri che non dovevano esserci, e che generosamente si offrono allo sguardo con la bellezza di una natura selvaggia, c’è gente che gli vuole molto bene.

Passo d’amore
Forse è l’impressione condizionata dall’aver assistito alla scena, ma la mente non può ignorare la considerazione: quanta gente nell’Europa allergica alla manifestazione del proprio credo in pubblico, e generalmente indifferente al fatto religioso, avrebbe interrotto lavoro o riposo del sabato per andare a salutare con grande entusiasmo il Papa che passa dove non avrebbe dovuto? Sì, qualcuno certo, dei turisti, ma riesce difficile immaginare il fenomeno di massa accaduto lungo la strada per Medellín. Centinaia di persone che quel sabato sapevano di dover fare altro richiamate invece da un fulmineo passaparola che sorrisi e gioia propagano per chilometri come un affettuoso contagio. E’ un movimento che è moto del cuore. Scendere per strada lasciando i fornelli o un’officina per un gesto d’amore è un piccolo passo individuale, ma un grande passo di civiltà e di fede di un popolo. E’ “fare il primo passo”.








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