2017-09-13 11:15:00

Papa: Colombia, ha futuro un popolo che mostra i bambini con orgoglio


di Debora Donnini

“Con la mia visita ho voluto benedire lo sforzo” del popolo colombiano nel processo di riconciliazione per uscire da mezzo secolo di conflitto interno, che ha seminato ferite difficili da rimarginare. Stamani nella catechesi all’udienza generale, Papa Francesco spiega il significato del suo viaggio in Colombia appena concluso. Non a caso il motto era “Demos el primer paso”, “Facciamo il primo passo”. Un cammino ormai avviato con l’aiuto di Dio, sottolinea.

Francesco ringrazia il presidente, le autorità, i vescovi e soprattutto il popolo della Colombia dicendosi colpito dalla gioia della gente pur tra tante sofferenze. Ma anche un viaggio per ricevere la testimonianza di questo popolo, “una ricchezza per tutta la Chiesa”, esclama. Un popolo della speranza, dunque, fotografato nell'immagine, molto cara al Papa,  dei papà e delle mamme che alzavano i bambini perché il Papa li benedicesse, “ma anche con orgoglio facevano vedere i propri bambini come a dire: ‘Questo è il nostro orgoglio! Questa è la nostra speranza’. Io ho pensato: un popolo capace di fare bambini e capace di farli vedere con orgoglio, come speranza: questo popolo ha futuro. E mi è piaciuto tanto”.

La Colombia, prosegue, è un Paese dove sono fortissime le radici cristiane e se questo da un lato rende ancora più acuto il dolore per la tragedia, dall’altro costituisce “la garanzia per la pace”. Nonostante il Maligno “abbia voluto dividere il popolo”, è evidente che l’amore di Cristo è più forte della morte.

E con la sua visita, Francesco ha voluto “portare la benedizione di Cristo” su quel desiderio di pace, che traspariva dagli occhi delle migliaia e migliaia di bambini e giovani, che hanno riempito la piazza di Bogotá, prima tappa del suo viaggio. Una forza della vita proclamata anche dall’esuberanza della natura. “La Colombia è il secondo Paese al mondo per la biodiversità”, evidenzia. Qui ha incontrato tutti i vescovi del Paese e il Comitato Direttivo della Conferenza episcopale latinoamericana.

Il tema della riconciliazione, momento culminante della visita, è stato il grande protagonista nella tappa di Villavicencio. La mattina, la Messa per la beatificazione del vescovo Jesús Emilio Jaramillo Monsalve e del sacerdote Pedro María Ramírez Ramos. Sul sangue di questi martiri veri e propri, uccisi per la fede, e di tanti testimoni della giustizia, si fonda la pace, ricorda. Per il Papa, “ascoltare le loro biografie è stato commovente fino alle lacrime”, lacrime di dolore e gioia insieme. E davanti alle loro reliquie, il popolo di Dio ha sentito forte la propria identità, “con dolore” - sottolinea - per le “tante, troppe vittime, e con gioia, per la misericordia di Dio”.

“Misericordia e verità s’incontreranno”: il versetto del Salmo proclamato all’udienza contiene la profezia di quello che è avvenuto dopo, sempre a Villavicencio, cioè il grande incontro per la Riconciliazione nazionale, al quale hanno partecipato vittime della violenza di una guerra decennale, militari e agenti di polizia, ma pure ex guerriglieri delle Farc. “Parole profetiche”, dunque, incarnate nelle storie di tanti testimoni “che hanno parlato a nome di tanti e tanti, che a partire dalle loro ferite, con la grazia di Cristo” si sono aperti al perdono e alla riconciliazione.

La vita cristiana come discepolato, cioè vocazione e missione, ha scandito, il giorno dopo, la tappa di Medellín: quando i cristiani diventano “sale, luce e lievito”, infatti, i frutti sono abbondanti come gli Hogares, le Case dove i bambini feriti dalla vita possono trovare una nuova famiglia e sono amati, come lui ha visto visitando l’Hogar de San José di Medellín. Altri frutti sono le vocazioni incoraggiate nell’indimenticabile incontro con i consacrati.

Infine, Cartagena, la città di san Pietro Claver, l’apostolo degli schiavi neri che qui furono deportati. Il focus è stata la “promozione della persona umana e dei suoi diritti fondamentali”. San Pietro Claver e Santa Maria Bernarda Bütler hanno mostrato, appunto, “la via della vera rivoluzione, quella evangelica, non ideologica, che libera veramente le persone e le società dalle schiavitù di ieri e, purtroppo, anche di oggi”. In questo senso, “fare il primo passo” – il motto del viaggio -  significa toccare la carne del fratello ferito, con “il Signore divenuto schiavo per noi”. Ciascun colombiano possa fare il primo passo ogni giorno, con l’aiuto di Nostra Signora di Chiquinquirá, per costruire la pace. Questo l’auspicio di un viaggio in continuità con i due Papi che hanno visitato prima di lui la Colombia, il beato Paolo VI e San Giovanni Paolo II.

Ascolta il servizio con la voce di Papa Francesco: 

 








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