2017-09-16 14:26:00

Aumenta la fame nel mondo. Oxfam: il problema è l'accesso al cibo


di Adriana Masotti

La fame nel mondo è in chiaro aumento. Per la prima volta dopo 10 anni le Nazioni Unite hanno annunciano un passo indietro nella lotta alla malnutrizione: a soffrirne nel 2016 erano 815 milioni di persone, 38 milioni in più dell’anno precedente. Il dato è contenuto nel rapporto: “Stato della Sicurezza Alimentare e della Nutrizione nel Mondo”,  redatto da cinque Agenzie dell’Onu (Fao, Unicef, Oms, Ifad e Pam) e che è stato pubblicato ieri.

La fame si concentra in particolare in Asia, con 520 milioni  e in Africa, con 243 milioni, mentre vivono nel Sud e Centro America gli altri 42 milioni in sofferenza. Per quanto riguarda il continente africano il rapporto cita il Sud Sudan, la Nigeria, la Somalia e lo Yemen. 
"In Sud Sudan, dice Giorgia Ceccarelli, responsabile delle politiche per la sicurezza alimentare di Oxfam Italia, che ha diffuso un comunicato, la carestia è stata già dichiarata, mentre in Somalia, in Yemen e nel nord della Nigeria c’è un altissimo rischio. La nostra preoccupazione è che, senza interventi immediati per placare l’emergenza carestia, questi numeri possano ancora aumentare”.

Le Nazioni Unite indicano nel proliferare dei conflitti e delle violenze interne ai Paesi, e nei cambiamenti climatici, in particolare il fenomeno di El Nino, le due cause principali dell’aumento della fame. Ma l’Oxfam sottolinea un altro dato allarmante e cioè che  “l’insicurezza alimentare è aumentata anche in quei Paesi che attualmente vivono una stabilità politica e hanno la pace, ma nei quali la crisi economica ha giocato un effetto molto negativo: soprattutto in quelli altamente dipendenti dalle esportazioni”.

La questione dell’insicurezza alimentare non dipende dalla produzione, quanto da una cattiva distribuzione del cibo: una parte del mondo soffre la fame, nell’altra si mangia troppo. “È chiaro che si tratta di un problema di accesso e non di indisponibilità di cibo, commenta Giorgia Ceccarelli, il cibo ci sarebbe, ma le persone non riescono a comprarlo per motivi economici, sociali e legati alle infrastrutture. E questo problema colpisce soprattutto le donne che in questo sono molto più vulnerabili degli uomini: sono le donne che generalmente hanno a cura tutta la famiglia e quindi coloro che mangiano dopo e che vengono sempre dopo i mariti e i figli. E questo è un problema gravissimo anche in relazione alle donne in stato di gravidanza che, con un livello di insicurezza alimentare molto alto, hanno poi a cascata tutta una serie di conseguenze negative anche sui bambini che nascono già con delle carenze nutritive molto alte”.

Il rapporto delle Nazioni Unite fa il punto sui progressi verso l’eliminazione della fame e della malnutrizione fissata entro il 2030. A dispetto dei risultati positivi raggiunti negli anni scorsi, ora si registrano passi indietro. Che cosa fare allora?  Secondo la Ceccarelli le soluzioni ci sono “ e sono quelle che, come società civile, portiamo avanti e richiediamo. Sono, spiega, quelle azioni di investimenti di lungo periodo sull’agricoltura di piccola scala: ricordiamo che l’80% del cibo prodotto globalmente viene da produzioni su piccola scala e d’agricoltura familiare. Sono quindi loro i principali investitori in agricoltura e non le grandi aziende multinazionali. Gli investimenti di lungo periodo quindi devono essere tarati e focalizzati su queste persone, su persone che conoscono la terra e sanno come gestirla”.

Un appello Oxfam lo rivolge anche all’Italia, perché confermi e aumenti la sua sensibilità nei confronti del problema della fame e tenga fede allo stanziamento delle risorse preventivate già a partire dalla prossima legge di bilancio in arrivo a breve alle Camere.

 

Ascolta e scarica il podcast con l'intervista a Giorgia Ceccarelli, policy advisor di Oxfam Italia:

 








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