Mentre Papa Francesco si prepara a visitare il Bangladesh e il Myanmar alla fine di novembre il Vaticano segue con attenzione le sofferenze del popolo Rohingya. Così mons. Paul Richard Gallagher, Segretario della Santa Sede per i Rapporti con gli Stati, parlando alla nostra emittente al microfono di Philippa Hitchen. Il Papa ha sollevato le sue preoccupazioni con il primo ministro del Myanmar, Aung San Suu Kyi, durante la visita privata in Vaticano a maggio e i vescovi del Paese continueranno a fare pressione sul governo per far rispettare i diritti di questo popolo sofferente.
Anche con i leader iraniani mons. Gallagher ha discusso delle sofferenze dei Rohingya, nella sua recente visita in Iran, svoltasi dal 5 al 9 settembre; l’arcivescovo ha avuto anche colloqui molto “aperti” sulle difficoltà che i cristiani incontrano nel Paese, come anche in Iraq e nella Siria tormentata dalla guerra.
Nell'intervista rilasciata a Philippa Hitchen mons. Gallagher ha anche affrontato il tema del recente aumento di tensioni nella penisola coreana, insistendo sul fatto che la crisi debba essere considerata in un contesto più ampio di “pericolo senza precedenti”, dovuto alla più grave insicurezza globale dalla fine della Seconda guerra mondiale.
Le pressioni sulla Corea del Nord
La Santa Sede “è molto preoccupata” sulle crescenti tensioni nella penisola coreana.
Ricordando che non esiste una risoluzione formale della guerra di Corea, egli ha ricordato
che la Santa Sede “rimane impegnata nella promozione di un mondo libero dal nucleare”,
basata “su un’etica della fratellanza piuttosto che sull’etica dell’aggressione”.
Ha sollecitato la comunità internazionale a “continuare a fare pressione sulla
Corea del Nord”, aggiungendo che il Vaticano mette a disposizione “ogni incoraggiamento
possibile”. Ricordando i suoi viaggi a Pyongyang, 20 anni fa, ha affermato che “i
nostri canali [di comunicazione] con la Corea del Nord sono veramente molto limitati”.
Il pericolo dalla insicurezza globale
Parlando poi della sua prossima visita alle Nazioni Unite, il ministro degli
esteri vaticano ha sottolineato la necessità di un approccio univoco alla Corea del
Nord, come ad altre aree di conflitto. Ha detto anche che “è molto importante
che la comunità internazionale consideri la crisi della penisola coreana come parte
di una situazione più generale di grande insicurezza”, aggiungendo anche che “dobbiamo
urgentemente prendere coscienza dei grandi pericoli che il mondo si trova di fronte,
pericoli che non hanno precedenti dalla fine della Seconda guerra mondiale”.
Il ruolo dell’Iran in Siria e in Iraq
Condividendo particolari del suo incontro con i leader governativi iraniani a Teheran,
mons. Gallagher ha ricordatogli sforzi in atto a Ginevra per porre fine al conflitto
siriano. Alla domanda sul futuro delle comunità cristiane in Siria e in Iraq,
l’arcivescovo ha detto che molti di coloro che sono fuggiti dalla guerra non torneranno
nel loro Paese. Coloro invece che si trovano nei campi profughi in Libano
e in Giordania sono disposti a tornare se ci saranno assicurazioni di pace e incentivi,
come per esempio l’iniziativa volta alla ricostruzione dei villaggi nella Piana di
Ninive.
La presenza cristiana in Medio Oriente
Il segretario per i Rapporti con gli Stati ha sottolineato che i cristiani svolgono
“un ruolo essenziale in Medio Oriente: sono un po’ come il cemento che tiene insieme
la società”. Nel mezzo di questi conflitti etnici o religiosi, “i cristiani
– che hanno vissuto lì da sempre – devono continuare a essere parte
di quella società, a essere cittadini come chiunque altro e a dare il loro contributo
alla ricostruzione di questi Paesi”.
Le difficoltà per i cattolici in Iran
Parlando delle difficoltà che i cristiani affrontano in Iran, mons. Gallagher ha detto
di averne parlato apertamente con il ministro degli Affari esteri e con il ministro
della Cultura e della guida islamica. Con loro ha parlato della diversa comprensione
del concetto di libertà religiosa, affermando che le autorità iraniane hanno
avuto espressioni “molto lusinghiere sul ruolo e sull’operato dei cristiani”, ma allo
stesso tempo “è chiaro che le regole del gioco sono molto impegnative per le nostre
comunità cristiane”. Mons. Gallagher spera che la sua visita attiri l’attenzione
sulla loro situazione critica e porti a una collaborazione, in futuro, “per affrontare
alcuni dei problemi pratici di queste comunità”.
Una visita del Papa a Teheran?
Alla domanda sulla possibilità di una visita del Papa in Iran, mons. Gallaghera ha
risposto: “Credo che siamo molto lontani da un evento simile”. Ha
rilevato i rapporti positivi con il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso,
ribadendo però che “le buone relazioni con la Santa Sede dovrebbero essere supportate
dalle buone relazioni con le comunità cristiane locali”.
La crisi dei Rohingya in Myanmar
Il Segretario della sezione per i Rapporti con gli Stati ha ricordato di avere affrontato
la crisi dei Rohingya con i leader politici e religiosi iraniani. Ha ricordato anche
che sia Papa Francesco sia il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin,
hanno presentato la loro preoccupazione ad Aung San Suu Kyi, sottolineando
che “la sua risposta è stata in linea con altre cosa che sono state dette nei giorni
recenti”. Il card. Bo e i vescovi locali, ha continuato l’arcivescovo, continueranno
ad esercitare pressioni sulle autorità “in una situazione davvero complessa e difficile”,
mentre la Santa Sede seguirà da vicino l’evolversi degli eventi,
in preparazione alla visita del Papa in Myanmar.
La preoccupazione del Papa per la piaga dei rifugiati
Mons. Gallagher ha sottolineato il “grande coraggio” di Papa Francesco, nell’avere
preso posizione in momenti in cui questo avrebbe potuto condizionare il progresso
nelle relazioni bilaterali. Ma, ha aggiunto, “il Papa ha ricordato chiaramente
che le sofferenze della gente ordinaria gli stanno a cuore quanto gli interessi dei
grandi e dei potenti”. Alla domanda se l’attuale crisi possa mettere in discussione
la visita del Papa in Myanmar e in Bangladesh, ha risposto: “Come sappiamo tutti,
ci vuole proprio tanto per scoraggiare il Papa da un suo proposito …”.
Ascolta e scarica il podacst dell'intervista in lingua inglese di Philippa Hitchen a mons. Paul Richard Gallagher:
All the contents on this site are copyrighted ©. |