2017-09-21 12:23:00

Relazioni tra Santa Sede e Armenia: 25 anni ricchi di punti luminosi


di Amedeo Lomonaco
 
“Ogni passo è stato preparato da incontri e dialoghi che hanno consentito di stabilire legami profondi di stima e di amicizia che hanno reso più bello e più ricco, umanamente e spiritualmente, il rapporto diplomatico”. Così, ieri, il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, durante la celebrazione eucaristica nel 25.mo delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Repubblica di Armenia, presso la Chiesa di San Nicola da Tolentino del Pontificio Collegio Armeno. Hanno concelebrato mons. Boutros Maryati, arcivescovo armeno cattolico di Aleppo (Siria), mons. Giorgio Chezza, della nunziatura apostolica in Italia, padre Lorenzo Lorusso, sotto-Segretario del Dicastero orientale, il rettore del Collegio armeno e altri presbiteri.
 
Il cammino durante i 25 anni di relazioni diplomatiche – ha detto il porporato - è ricco di punti luminosi. Tra questi, i viaggi apostolici di San Giovanni Paolo II nel 2001 e di Papa Francesco lo scorso anno, le sette visite dei Presidenti della Repubblica armena in Vaticano. “Consideriamo queste pagine di amicizia – ha affermato il card. Sandri - come un vero dono di Dio”. Tra i punti luminosi, anche “la creazione dell’Ordinariato per i fedeli armeno cattolici in Europa Orientale, con sede in Armenia, a cui tanto contribuì la stima e l’amicizia tra san Giovanni Paolo II e il Catholicos Vasken”.
 
Il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali ha ricordato, in particolare, l’annosa questione del territorio del Nagorno-Karabakh, conteso da Armenia e Azerbaigian. “Nel suo viaggio di ritorno dall’Armenia – ha detto il card. Sandri - il Santo Padre Francesco salutava con speranza l’incontro avvenuto tramite il Presidente russo tra i Presidenti armeno ed azero; ci associamo al medesimo auspicio pensando all’analoga occasione, poche settimane fa, che ha visto incontrare nuovamente con Sua Santità Kyrill di Mosca il Catholicos Patriarca Karekin II e lo Sheikh dell’Islam azero: insieme diciamo con forza che non c’è alternativa alla pace, e va posto termine ad ogni dolore e sofferenza, a maggior ragione quando essa colpisce la popolazione civile inerme”.








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