2017-09-22 12:44:00

Elezioni Sicilia. I vescovi: vincere rassegnazione e astensione


In prossimità del voto regionale, in programma per il prossimo 5 novembre, i vescovi di Sicilia lanciano un appello per una competizione elettorale che sia “corretta e leale, attenta ai problemi concreti della nostra gente e non preoccupata del successo di parte e dell’occupazione dei posti di potere” perché, per i presuli, “la Sicilia non può più aspettare e grava su tutti la responsabilità di elaborare soluzioni praticabili ed efficaci nel superiore interesse dei cittadini e dei poveri e degli ultimi in modo prioritario”. Le riflessioni, che nascono “alla luce della Dottrina sociale della Chiesa” e vogliono “annunciare una parola di speranza”, sono diffuse oggi - riporta l'agenzia Sir - a conclusione della sessione autunnale di lavoro della Conferenza episcopale siciliana, riunita a Caltagirone il 20 e 21 settembre.

“Nessuno può esimersi dalla responsabilità di partecipare fornendo il proprio contributo di idee e di proposte sui temi di maggiore rilevanza politico-amministrativa. La costruzione della Casa comune – sintetizzano i vescovi in un documento pubblico e ripreso dall'agenzia Sir – non può diventare appannaggio di gruppi autoreferenziali che pretendono di governare in forza dell’investitura di una parte minoritaria del popolo siciliano”. Per i vescovi, “la Chiesa siciliana non può non interrogarsi sulle condizioni di vita delle donne e degli uomini della nostra Regione, sulle possibilità di trovare soluzioni ai numerosi bisogni che affliggono la popolazione: la disoccupazione (specie giovanile e femminile), ancora a livelli allarmanti, e poi la questione della formazione professionale, legata all’obbligo scolastico, bloccata sul nascere; oppure quella delle infrastrutture fragili e del dissesto idrogeologico, tanto per citare alcuni esempi”.

“Non è difficile constatare – prosegue il documento – che cresce nei cittadini la delusione per la cosa pubblica insieme a una forte disaffezione per la politica, tanto da indurre molte persone a scegliere la via dell’astensionismo”. Sentimenti dai quali prende forma “lo spettro dell’astensione” che, per i vescovi, “non è facilmente superabile e assume sempre più i connotati di una lezione da impartire a chi non vuole capire. Con tutto il rispetto per le libere scelte di ciascuno – dicono i pastori delle diciotto Chiese di Sicilia –, riteniamo in ogni caso che non si possa andare a votare passivamente, da rassegnati. Per questo intendiamo riproporre a tutti i cittadini siciliani il valore della democrazia partecipativa, alla luce del magistero sociale della Chiesa, con particolare riguardo a un saggio discernimento personale e comunitario dei candidati e dei programmi”.

Nella nota della Conferenza episcopale siciliana, ai candidati si chiedono “competenza, correttezza e coerenza morale nell’impegno socio-politico-amministrativo” con un “netto rifiuto delle varie forme di corruzione e di clientelismo” e una forte “coerenza etica personale”. Parlando di “coloro che hanno responsabilità politiche e amministrative”, i vescovi citano il documento Cei “Educare alla legalità”, dal quale evidenziano le caratteristiche necessarie a chi si propone per questo ruolo: “il disinteresse personale, la lealtà dei rapporti umani, il rispetto della dignità degli altri, il senso della giustizia, il rifiuto della menzogna e della calunnia come strumento di lotta contro gli avversari, e magari anche contro chi si definisce impropriamente amico, la fortezza per non cedere al ricatto del potente, la carità per assumere come proprie le necessità del prossimo, con chiara predilezione per gli ultimi”.

I vescovi di Sicilia fanno appello anche a tutti i cittadini-elettori della Regione, alle associazioni, ai movimenti, alle organizzazioni operanti nel tessuto sociale e produttivo dell’isola. A tutti è chiesto di promuovere incontri nel territorio, sia con i candidati all’Assemblea regionale siciliana che con i candidati alla Presidenza.

Tra gli argomenti per il confronto: istruzione e formazione professionale, accoglienza e integrazione degli immigrati, patrimonio turistico e culturale siciliano, sostegno alla famiglia, inclusione sociale e lotta alla povertà, gestione della sanità regionale. Stesse attenzioni che devono ritrovarsi all’interno dei programmi, i quali “devono mirare alla costruzione del bene comune”: i presuli, infatti, ribadiscono nella nota la necessità della “opzione preferenziale per i ceti più poveri e per gli ultimi e l’urgenza di interventi promozionali per le periferie abbandonate e degradate, al fine di realizzare condizioni di effettiva uguaglianza in termini di cittadinanza”.








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