2017-09-23 13:00:00

Gallagher all’Onu: difesa minoranze religiose sia priorità, basta inerzia


di Alessandro Gisotti

“La protezione delle minoranze religiose” è “una delle più urgenti responsabilità della comunità internazionale”. E’ l’esortazione rivolta dall’arcivescovo Richard Gallagher alla 72.ma sessione dell'Assemblea generale dell'Onu, sulla protezione delle minoranze religiose nei conflitti. Il segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati ha sottolineato che secondo tre rapporti internazionali, il 2016 è stato un anno terribile per le minoranze religiose oggetto di persecuzioni, forme di violenza fisica e psicologica, di esilio forzato fino alla pulizia etnica, riduzione in schiavitù di donne e bambini. In particolare, ha detto mons. Gallagher al Palazzo di Vetro, Aiuto alla Chiesa che Soffre ha denunciato che in ben 38 Paesi del mondo si sono registrate, nell’anno passato, gravi violazioni della libertà religiosa.

L’arcivescovo Gallagher ha quindi indicato sette elementi essenziali per proteggere le minoranze religiose. Innanzitutto, ha affermato, “c’è bisogno di agire”: coloro che “devono far rispettare i diritti fondamentali sono tenuti ad adempiere a questa responsabilità”. I recenti esempi di barbarie contro le minoranze religiose, ha avvertito, “devono scuotere la comunità internazionale affinché sia vinta ogni forma di inerzia”. Secondo, ad ogni persona devono essere garantiti i diritti fondamentali di cittadinanza, a prescindere dalla religione e l’etnia. Laddove ad una religione sia accordato uno status speciale da parte dello Stato, ha proseguito, va “riconosciuto e difeso” per tutti il diritto alla liberà di religione e all’eguaglianza dinnanzi alla legge. Il terzo punto, sottolineato dal presule, è stata la “mutua autonomia e positiva collaborazione tra Stato e comunità religiose”. Quindi, riprendendo il discorso del Papa ad Al-Azhar, ha messo in guardia dalla commistione tra dimensione religiosa e statale.

Quarto punto, ha ammonito mons. Gallagher, “i leader religiosi hanno una grave e specifica responsabilità per affrontare e condannare l’abuso del credo religioso per giustificare il terrorismo e la violenza contro altri credenti e altre religioni”. Con Papa Francesco, ha ripreso, bisogna ripetere un “fermo e chiaro No ad ogni forma di violenza in nome della religione nel nome di Dio”. Come quinto elemento, il segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati ha indicato la “necessità di un effettivo dialogo interreligioso come antidoto al fondamentalismo”. Un tale dialogo, ha affermato, “può e deve” dare “l’esempio di un confronto” che favorisce “l’armonia sociale”. Sesto punto, delineato da mons. Gallagher, è stata l’educazione quale “chiave per prevenire la radicalizzazione e l’estremismo”. Infine, il presule ha esortato la comunità internazionale a “bloccare il flusso di denaro e armi destinate a quanti intendono utilizzarli contro le minoranze religiose”. “Fermare le atrocità – ha concluso – non richiede solamente di vincere l’odio nel cuore che genera violenza, ma anche rimuovere quegli strumenti attraverso i quali quell’odio si trasforma in violenza”.








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