2017-09-29 11:39:00

Commento al Vangelo della XXVI Domenica del T.O.


Nella 26.ma Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci presenta il Vangelo (Mt 21,28-32) della parabola dei due figli che vanno nella vigna

Dal Vangelo secondo Matteo 21,28-32

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». 
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di Don Gianvito Sanfilippo, presbitero della diocesi di Roma:

Il Signore desidera da noi azioni concrete e non parole, infatti, il primo figlio, nel brano odierno, dice di obbedire all’invito del padre, ma poi in concreto non lo esegue, mentre il secondo rifiuta in principio, ma in seguito acconsente e fa quanto gli è richiesto, quest’ultimo va di fatto a lavorare nella vigna. Giovanni Battista, però, ci ricorda che per curare la vigna, è necessaria anzitutto un’azione del cuore: riconoscere con franchezza l’incapacità di amare e di donarsi che in effetti c’impedisce di stare al servizio di Dio. Solo attraverso quest’umile sincerità Gesù ci riveste della sua potenza d’amore, per poter vincere l’egoismo e così dedicarci alla vigna. Anche oggi, non è facile accettare, un profeta che, come il Battista, illumini la nostra superbia, la menzogna, l’amore al denaro o l’adulterio, ed è più comodo scivolare nell’ipocrisia di considerarci persone corrette e perbene che non hanno nulla da rimproverarsi: “Io non rubo e non ammazzo nessuno!” Così rischiamo di vanificare la Croce di Cristo impedendo a Dio di trasformarci, e nutrendo un certo risentimento verso coloro che ci richiamano alla verità trascuriamo la vigna. Quando ladri, mafiosi, terroristi e prostitute con sincero pentimento per i loro peccati chiedono perdono, ci supereranno in umiltà e gratitudine nel Regno dei cieli.

 








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