2017-10-03 13:07:00

Al via il Congresso sulla dignità dei minori nel mondo globale


Si è aperto oggi a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana, il Congresso internazionale "La dignità dei minori nel mondo digitale", ospitato dal Centro per la protezione dei minori dell'Ateneo. L'attenzione nel corso dei lavori, sarà mirata sul campo scientifico e tecnico ma con una prospettiva per promuovere un'azione appropriata. Il Centro per la Protezione dei minori ed il suo partner, l'Alleanza Globale WePROTECT,hanno invitato più di 140 esperti internazionalmente riconosciuti dal mondo accademico, degli affari e della società civile, ma anche leader politici e rappresentanti religiosi delle diverse parti del mondo. 

Sulle tematiche del congresso, Philippa Hitchen ha intervistato la baronessa Joanna Shields, fondatrice dell'Alleanza Globale WePROTECT:

R. - Quando mi occupavo di Facebook in Medio Oriente e Africa, abbiamo iniziato a lavorare a contatto con la Cop, un’organizzazione per la protezione on line dei minori  con sede nel Regno Unito, con l’Fbi e con il dipartimento di giustizia europeo. Qui divenne chiaro l'entità del crimine, un problema che non aveva confini geografici. Quindi David Cameron contattò il Presidente Obama e organizzarono una task force tecnologica con lo scopo di affrontare la questione.  I due Paesi si misero a lavorare insieme perché c’era il bisogno qualcosa di più forte. Così ho formato  un’organizzazione chiamata “We protect”.  E ciò che proteggiamo  sono le parti interessate attraverso un approccio per far fronte a questo problema a livello globale. Le forze di polizia, circa 70 governi, ong, e industrie di tecnologie lavorano insieme per condividere informazioni, identificare sfide e problemi, perseguitare i criminali oltre i confini, portarli alla giustizia e proteggere le vittime. La sfida con queste tecnologie che si evolvono, ha un ritmo così elevato: basti pensare che oltre 3 miliardi di persone sono connesse sul pianeta… Dobbiamo essere assolutamente concentrati su questo e una delle ragioni per cui siamo qui a Roma, alla Pontificia Università Gregoriana, è riunire gli esperti non solo per avere la possibilità di avere le organizzazioni che fanno parte di “We Protect” tutte insieme, ma per portare qui agli accademici e studiare con loro come questo impatti sulla psicologia dei giovani, sulla fisiologia, sulla salute mentale.

D. - Quale ruolo specifico pensa che la Chiesa possa avere in questo campo?

R. - La generazione di adesso, i post millenial, è crescita fin dall’inizio connessa agli smartphone, ai social media ed è molto differente:  da alcune ricerche recenti è emerso come questi giovani escano di meno ed entrino nell’età adulta molto più lentamente rispetto alla generazione precedente, perché ogni cosa è a portata di mano. Quindi ciò che bisogna fare per relazionarsi con loro, per comprendere questa sfida e questi problemi unici è capire come utilizzano questi prodotti, i rischi e i pericoli che corrono e come supportarli per fare in modo che diventino adulti sani e felici. Per questo motivo penso che la Chiesa sia molto interessata nell'assicurare che questa generazione sia protetta.

D. - Quale contributo specifico si aspetta dai leader religiosi, dalla gente locale, dalle parrocchie. In che modo posso veramente aiutare a contrastare questo problema a livello locale?

R. - Penso che la Chiesa e la comunità dei fedeli in generale,  le altre confessioni religiose, abbiano bisogno di capire cosa accade ai giovani e costruire una risposta credibile che li aiuti e li accompagni. Stiamo lavorando a ritmi veloci in un mondo sconosciuto che alcuni chiamano “Il più grande esperimento sociale della storia”, riferendosi al mondo di internet che consente tutto. Dobbiamo lavorare bene, perché gli sviluppi nella tecnologia ci stanno portando verso ordini di grandezza sempre maggiori rispetto ad oggi: abbiamo l’intelligenza artificiale, la realtà aumentata …  Sono grandi questioni. Abbiamo bisogno di capirle, di accettarle per essere in grado di sostenere la prossima generazione che vivrà la propria vita attraverso gli schermi, connessa ad internet e a tutti i suoi prodotti.








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