2017-10-05 17:22:00

Mons Viganò alla Settimana teologica: Papa e nuovi linguaggi


di Emanuela Campanile e Gabriella Ceraso

Dall’atto creativo di Dio al Suo dialogo con l’umanità che attraversa tutta la Scrittura. E’ con l’ampiezza di questo sguardo che inizia l’intervento di mons. Dario Edoardo Viganò alla 30.ma edizione della Settimana Teologica Diocesana sui “Nuovi linguaggi per comunicare”.

Un incipit scelto e tracciato per riflettere soprattutto sui linguaggi che la Chiesa ha adottato nel tempo “per non venir meno a quella offerta di dialogo che il Signore le ha fatto per educare i popoli a rispondere al dono che Dio fa di se stesso” a tutti.

Le modalità di comunicazione di Papa Francesco e lo scenario sempre in fermento della realtà in cui viviamo, sono le due direttrici dell’analisi del Prefetto per la Comunicazione della Santa Sede che sottolinea l’importanza di “ascoltare le voci dei media e intercettarne gli orientamenti e le attese per meglio servire la causa del Vangelo”.

Gentilezza - contrapposta al frastuono di chi si impone urlando “più forte del proprio interlocutore” - e capacità di essere social, twittando, accettando di entrare nei selfie e facendo telefonate a numerose persone, sono le principali caratteristiche della comunicazione del Papa.

In questo senso, sempre secondo mons. Viganò, Francesco è un Papa “perfettamente sintonizzato sui nostri tempi”. Da qui, “l’innovazione comunicativa in Vaticano”. E' dallo schema della pratica degli Esercizi Ignaziani che Francesco, afferma il Prefetto, trae la capacità di arrivare a tutti perché sa bene che “il punto di partenza per mettersi in comunicazione con una persona non è il dirle che cosa deve fare, ma ascoltare per capire il punto in cui si trova, per aiutarla a comprendere la propria situazione” e da qui a cogliere la realtà con un atteggiamento positivo, con gli occhi e il cuore di Dio Amore. Il rapporto con questo Pontefice si fa quindi diretto, non mediato con gli altri: abbandonati i canoni tradizionali, è dialogo "diretto coi giovani, con la gente e con chi, per qualche ragione, dalla fede si era staccato o magari non se ne era mai interessato”.

ll Papa ha nella comunicazione il dono di “ sapersi fare prossimo” e per questo è compreso da tutti in gesti e parole arricchite di metafore e anneddoti profondamenti ancorati nella vita quotidiana.

Mons Viganò si sofferma in particolare anche sull’importanza che nello stile comunicativo del Papa ha la “corporeità”: è il suo “ripiegarsi sulla gente” ma è anche il mostrarsi nei gesti faticosi del quotidiano, come fare la spesa, portarsi da solo la borsa ecc.

Francesco ridefinisce, dice mons Viganò, i “territori corporei”: un selfie o un abbraccio oppure i tanti “gesti di inclusione”, non rispondono ad una "compiacenza narcisistica” bensì a una “dinamica che tende all’aggregazione”. Ed è in questa dinamica che il Papa concepisce anche il nuovo assetto comunicativo della Chiesa: “non si tratta quindi di trasferire i medesimi contenuti dei bollettini parrocchiali dalla carta stampata al portale, bensì di operare una convergenza digitale, ossia di elaborare contenuti multimediali, immagini, videonews e podcast, sfruttando tutto il potenziale della Rete per collegare popoli e culture”.

 "Prossimità" è dunque la parola d’ordine. E allora cosa resta da fare? Questa la domanda finale di mons Viganò:” Vivere l’esperienza credente come una ginnastica del desiderio delle cose del Cielo”. Solo così, conclude,” saremo una comunità in uscita, una Chiesa che si coinvolge e che comunica con gioia il Vangelo con la presenza in mezzo al popolo e senza distinzioni”.








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