2017-10-14 13:33:00

Tweet del Papa: "custodire e difendere" la vita umana


di Emanuela Campanile

“Siamo chiamati a difendere e custodire la vita umana, particolarmente nel seno materno, nell’infanzia, nella vecchiaia e nella disabilità”.

Con il tweet di oggi, pubblicato sull'account @Pontifex, Papa Francesco ritorna sul tema della sacralità della vita in tutti i sui momenti, invitando ognuno di noi a farsene custode. Lo scorso 5 ottobre, nel discorso ai partecipanti all'assemblea generale dei membri della Pontificia Accademia per la Vita, il Santo Padre metteva in rilievo la necessità di ripartire dalla Parola di Dio “che illumina l’origine della vita e il suo destino”, soprattutto in quest’epoca di evoluzione scientifica e tecnologica.

Contrario alla “cultura dello scarto” che “ richiede di eliminare esseri umani soprattutto se fisicamente o socialmente più deboli”, Francesco non ha mai smesso di osservare e riflettere sul momento storico attuale in cui “si riscontra - come ebbe a dichiarare durante l’udienza ai ginecologi cattolici - il pericolo che il medico smarrisca la propria identità di servitore della vita”.

Nell’esperienza di un medico e di una mamma, la prova che è possibile vivere “controcorrente e con coraggio”, mettendo in pratica quell’invito di Papa Francesco ad inizio del Pontificato: “aver cura di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore”.

“La società di oggi - osserva Nicola Panocchia, medico chirurgo e coordinatore del comitato scientifico “Carta dei diritti persone con disabilità in ospedale” della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli - fatica a pensare l’uomo non perfetto e l’avanzare della medicina tecnologica tende a spersonalizzare l’uomo. Eppure - prosegue - è proprio in questi ambiti che noi siamo chiamati a difendere quelle vite che, dagli altri, vengono considerate vite di scarto”.

“E’ un paradosso -  interviene Roberta Giodice, mamma e fondatrice dell’associazione Eseo - ma quando ci siamo interrogati sulla croce che stavamo vivendo, abbiamo incontrato famiglie con una croce più grande della nostra e nei loro occhi abbiamo trovato una pace che non è di questa terra. Si tratta di un riposizionamento dei valori  - sottolinea - una sensazione di gratitudine e apprezzamento nei confronti della vita che ciascuno di noi ha nel cuore quando vive una sofferenza, e mette in atto”.

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