2017-10-27 14:59:00

Card. Parolin: Europa riporti al centro la persona


di Emanuela Campanile

Ponendo l'attenzione sulle più urgenti sfide che oggi interpellano l'Europa e con l'intenzione di proporre "stimoli per una discussione" "vivace e profonda allo stesso tempo", il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, ha salutato con un lungo discorso i partecipanti al dialogo “Ripensare l’Europa: contributo cristiano al futuro dell’Ue”.

Organizzato dal 27 al 29 ottobre dalla Commissione degli episcopati della Comunità Europea (Comece) in collaborazione con la Santa Sede, il congresso nasce in occasione del 60.mo anniversario della firma dei Trattati di Roma e prevede l'udienza con Papa Francesco.

Nell'elencare le attuali problematiche come la “crisi economica”, la “drammatica questione migratoria”, i “conflitti che lacerano non solo la regione del Mediterraneo ma che coinvolgono anche parti del continente”, l’“avanzare dei populismi e del ritorno dei nazionalismi”, "la disoccupazione", il disagio giovanile e i problemi ambientali, il porporato ha riproposto le domande di Papa Francesco: preoccupazioni che possono fungere da "chiave di lettura" per soluzioni comuni.

Al cuore di ogni interrogativo, rimane imprescindibile il tema di "come recuperare l’idea di un’Europa che riporti al centro la persona con il suo fermento di fraternità e la sua volontà di verità e di giustizia". 

Con il riferimento all'invito di Papa Francesco "ad accettare la sfida di aggiornare l’idea di Europa",  il cardinale ha evidenziato il desiderio e la necessità che la stessa Europa possa essere in grado "di dare alla luce un nuovo umanesimo basato su tre capacità: la capacità di integrare, dialogare e generare".

Il progetto europeo - ha concluso il porporato - è un’opera umana e come tale ha i suoi limiti ed è perfettibile e proprio per questo merita la nostra attenzione e considerazione. Come cristiani desideriamo dare il nostro contribuito animati e sostenuti dalla fede. Spinti dal desiderio di ricercare la città di Dio, non vogliamo dimenticare l’importanza di costruire la "comunità degli uomini".

 

 








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