2017-11-14 13:36:00

Dicastero della cultura: Plenaria sulle nuove sfide all'antropologia


di Federico Piana

Come sta cambiando l’immagine della persona umana nel mondo attuale? Come scienza e tecnica stanno modificando concetti antropologici fondamentali? Quale risposta dare alle nuove sfide? Questi sono solo alcuni degli interroganti di cui si occuperà l’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, che si radunerà domani a Roma, nell’Auditorium della Curia Generale dei Gesuiti, dal 15 al 18 novembre sul tema ‘Il futuro dell’umanità, nuove sfide all’antropologia’.

All’Assemblea parteciperanno 27 Membri, tra Cardinali e Vescovi, ma anche laici; 27 Consultori, uomini e donne, provenienti da tutto il mondo, ai quali si aggiungeranno altri relatori, moderatori e numerosi invitati speciali.

Sulla scelta del tema Federico Piana ha intervistato il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la cultura:

R. - La scelta è legata al fatto che ormai l’antropologia, soprattutto considerata dal punto di vista scientifico, è uno degli orizzonti più roventi nei quali ci stiamo muovendo. Vorrei soltanto ricordare le tre componenti che verranno sviluppate durante questo incontro. Già i soli termini, anche a coloro che ci stanno ascoltando che non hanno competenze specifiche scientifiche, creano una certa impressione. Il primo settore sarà quello della generica, con le scelte per esempio di intervento sul dna, quindi la nostra identità profonda; il secondo capitolo è quello delle scienze neurocognitive, le cosiddette neuroscienze, che hanno evidenti ricadute sul fronte dell’etica personale, della stessa natura umana, della libertà, la volontà, la qualità morale delle azioni, l’anima e la mente. E infine, le impressionanti prospettive che sono state aperte dall’intelligenza artificiale. Tre capitoli particolarmente delicati.

D. - Lei ha parlato di genetica: è una sfida per l’umanità molto forte, soprattutto perché alla fine non si ha bene idea di dove si vuole andare, tanto è vero che c’è una relazione, nel pomeriggio di giovedì, il cui tema sarà  “Ridisegnare la natura umana” …

R. - Questo è veramente uno dei grandi problemi di partenza. Ridisegnare la natura umana è quello che in certo senso vuole fare l’ingegneria genetica che è preziosissima per eliminare alcune patologie proprie del corpo umano attraverso “l’intervento in radice” – diremmo noi -; però noi sappiamo che se l’uso dell’ingegneria genetica si estende, può anche, non solo migliorare, ma anche mutare radicalmente il genotipo umano, cioè il modello umano. Ed è per questo che ci sia affaccia su quelle parole ancora confuse in verità, che sono trans-umanesimo, post-umanesimo. Cioè con questi interventi sull’uomo, sulla sua radice profonda, il dna, noi avremo ancora degli esseri – e qui parlo evidentemente in una prospettiva molto lunga – con il genere Homo Sapiens Sapiens, cioè quello che abbiamo noi adesso? E in futuro, se dovessimo intervenire cambiando questo modello in maniera abbastanza sostanziale, si creerebbe una diseguaglianza tra gli individui potenziati  attraverso la modificazione genetica rispetto agli essere umani normali? Quindi il complesso dei problemi è molto intricato e alla fine sembrerebbe di essere di fronte ad un uomo che vuole diventare come Dio nell’atto di quello che i greci dicevano hybris, sfida alla divinità.

D. - Si torna al peccato originale, eminenza …

R. - In un certo senso sì, esattamente. Questo è forse il vero peccato originale che va aldilà di tutte le intere razioni del passato che erano alcune volte anche ridicole, come la riduzione solo ad un ambito sessuale o ambiti … Il vero peccato originale, se lo ricordano anche quelli che non hanno una grande assuefazione con la Bibbia, ma hanno in mente questa frase: è la tentazione, il tentatore che dice: “Sarete come Dio”. Questo è alla fine, forse, il sottile desiderio: intervenire fino al punto di modificare la natura umana; ma a questo, è profondamente collegato anche il tema dell’intelligenza artificiale.








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