2017-11-24 12:21:00

Papa: aspettiamo cattolici e assiri "celebrare allo stesso altare"


di Emanuela Campanile

“Con voi rendo grazie al Signore per l’odierna firma della Dichiarazione comune, che sancisce la lieta conclusione della fase riguardante la vita sacramentale”. Così Papa Francesco, ai Membri della Commissione Mista per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Assira dell'Oriente.

Dopo la storica Dichiarazione cristologica del 94, nel quadro del cammino ecumenico, c’è dunque un ulteriore avvicinamento tra le due Chiese: “Oggi - ha evidenziato il Papa nel Suo Messaggio -  possiamo guardare con ancor più fiducia al domani e chiedere al Signore che il prosieguo dei vostri lavori contribuisca ad avvicinare quel giorno benedetto e tanto atteso, nel quale avremo la gioia di celebrare allo stesso altare la piena comunione nella Chiesa di Cristo”.

Aspetto della Dichiarazione comune particolarmente evidenziato dal Pontefice, il segno della croce “simbolo esplicito di unità tra tutte le celebrazioni sacramentali”.

“Quando guardiamo alla croce o facciamo il segno della croce” - ha sottolineato il Papa -  siamo anche invitati a ricordarci dei sacrifici sofferti in unione con quello di Gesù e a stare vicini a quanti portano oggi una croce pesante sulle spalle”.

Riferendosi alla Chiesa Assira dell’Oriente che “insieme ad altre Chiese e a tanti fratelli e sorelle della regione, patisce persecuzioni ed è testimone di violenze brutali, perpetrate in nome di estremismi fondamentalisti”; ai “deserti culturali e spirituali” causati dai conflitti, Francesco ha ricorda anche “il violento terremoto al confine tra l’Iraq, terra natia della vostra Chiesa, e l’Iran, dove pure si trovano da lunga data delle vostre comunità, come anche in Siria, in Libano e in India”.

Ed è proprio in realtà sconvolte da eventi naturali e dalle guerre che “Facendo il segno della croce, richiamiamo le piaghe di Cristo, quelle piaghe che la risurrezione non ha cancellato, ma ha riempito di luce. Così pure le ferite dei cristiani, anche quelle aperte, quando sono attraversate dalla presenza viva di Gesù e dal suo amore, diventano luminose, diventano segni di luce pasquale in un mondo avvolto da tante tenebre”.

Da qui, l’invito di Papa Francesco “a camminare, confidando nell’aiuto di coloro che “hanno dato la vita seguendo il Crocifisso”, “gli antesignani e i patroni della nostra comunione visibile in terra. Per la loro intercessione - ha continuato - chiedo anche al Signore che i cristiani delle vostre terre possano operare, nel paziente lavoro di ricostruzione dopo tante devastazioni, in pace e nel pieno rispetto con tutti”.

Proprio ricordando che “nella tradizione siriaca Cristo sulla croce è rappresentato come Medico buono e Medicina di vita”, il Pontefice conclude chiedendo di “rimarginare completamente le nostre ferite del passato e di sanare le tante ferite che nel mondo oggi si aprono per i disastri delle violenze e delle guerre”.








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