2017-11-25 12:22:00

Argentina: a Cordoba la Beatificazione di Madre Catalina


di Roberta Barbi

“Figlie mie, vi raccomando la pace, l’obbedienza e la Santa carità”. Queste le parole di Madre Catalina alle consorelle della Congregazione delle Ancelle del Cuore di Gesù - di cui era la fondatrice - appena prima di spirare, la notte di Pasqua del 1896. Tanto aveva fatto con loro e per loro, sottolineando con la voce e con le opere che era proprio la carità ad animare il carisma dell’Istituto, fondato per la redenzione spirituale e sociale delle fanciulle e delle donne, specie quelle più povere. Una gentilezza, una bontà e una tenerezza che esercitava verso le suore, il personale di servizio, le persone malate e bisognose: una carità che si esaltava nel perdono delle offese, restituendo il bene per il male, perché questo era il suo cammino verso la Santità, come sottolinea il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, oggi in rappresentanza del Santo Padre a Cordoba, in Argentina, alla Beatificazione di Madre Catalina:

“Non ci può essere perfezione senza la carità, regina delle virtù. La carità di Madre Catalina si manifestava nell’amore del prossimo e nella pratica delle opere di misericordia corporale e spirituale”.

Tutto era iniziato il 29 settembre 1872, dopo anni di umiliazioni, tentativi e lotte per realizzare quel “sogno dorato” - come lo definì nelle sue memorie - di fondare in Argentina la prima congregazione di vita apostolica femminile. Un sogno che veniva da lontano, da quando, a 17 anni, partecipò per la prima volta agli esercizi spirituali dei Gesuiti: fu da quell’incontro con Gesù che maturò la sua vocazione, ma allora nel suo Paese natale per le donne c’erano solo istituti di vita contemplativa come le Carmelitane scalze o le Monache di Santa Catalina, mentre lei voleva dedicare la vita all’apostolato attivo. Una vocazione, dunque, che per maturare dovette aspettare anni. Ce lo ricorda ancora il porporato:

 “Recentemente Papa Francesco ha detto che nella Chiesa ogni vocazione - matrimonio, vita consacrata, sacerdozio - inizia con un incontro con Gesù che ci dona una gioia e una speranza nuova. È Gesù, infatti, che si pone sulla nostra strada e ci chiede: Che cosa cerchi? E spetta al nostro discernimento dargli la risposta giusta, per sperimentare anche noi gioia e speranza nuova”.

Da figlia di una famiglia dell’aristocrazia di Cordoba molto attiva in politica, quindi, Josefina Saturnina Rodríguez - questo il suo nome all’anagrafe - andò in sposa a un militare vedovo, perse una figlia al parto, ma fece con amore da mamma ai primi due figli di suo marito, finché anche lui non morì. Quando tornò libera, il desiderio di consacrarsi al Signore si rifece vivo ardentemente in lei. Così, a 42 anni, iniziò una vita completamente nuova, per cui è ricordata come “ribelle” perché sia da laica sia da religiosa, facendosi ispirare dalla sua fede, fece scelte e intraprese iniziative allora piuttosto inusuali e considerate addirittura inappropriate per le donne. Questo, d’altronde, è il messaggio originale di suor Catalina, che attraversa il tempo e lo spazio, come conclude il cardinale Amato:

“Madre Catalina fece fruttificare al meglio i numerosi talenti umani e spirituali ricevuti da Dio. Lo fece, mantenendo sempre un atteggiamento modesto e umile. Per lei una suora superba era una mostruosità. È la santità, l’eredità della Beata Madre Catalina”. 

Ascolta e scarica il podcast del servizio:

 








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