di Alessandro Gisotti
Ricorre oggi la Giornata Internazionale contro l’Aids, promossa dalle Nazioni Unite. Sono quasi 37 milioni le persone che oggi sono affette da Aids, una malattia che, da quando è stata identificata nel 1984, ha ucciso 35 milioni di esseri umani. Solo nell’anno 2016, afferma l’Unicef, sono morti 120 mila bambini sotto i 14 anni per cause legate all’Hiv. Sempre l’Unicef denuncia che se questa tendenza dovesse persistere, nel 2030 sarebbe 3,5 milioni i nuovi casi di adolescenti colpiti dall’Aids.
La Chiesa cattolica è da sempre in prima linea sul fronte della prevenzione, educazione, cura e assistenza dei malati di Aids. Particolarmente significativo è il progetto Dream della Comunità di Sant’Egidio che, dal 2001, è impegnato soprattutto in Africa per contrastare la pandemia e sviluppare progetti di cura e assistenza. Sull’importanza di questa Giornata, la riflessione di Paola Germano, responsabile del progetto Dream, appena rientrata dal Camerun per una missione:
R. – Credo che sia importante l’appello, lo slogan deciso per quest’anno, “Everybody counts”, “Ognuno conta”. Ricordare oggi questa malattia, porla all’attenzione internazionale non è soltanto uno slogan. C’è necessità di continuare a lottare perché parliamo di cifre ancora importanti. Le dico soprattutto dal mio punto di vista “africano”: in Africa, per esempio, ci sono ancora 25 milioni e mezzo di persone con un’infezione di Hiv. La stessa Europa: nello stesso Occidente vediamo che l’Aids ricomincia a diffondersi tra le nuove generazioni. Quindi è utile parlarne, trasmettere dei messaggi chiari anche per la prevenzione.
D. – Papa Francesco ha sottolineato rispetto proprio all’Aids che è necessario l’accesso alle cure, soprattutto per i più poveri, per i più bisognosi…
R. – Il messaggio di Papa Francesco è importantissimo. Infatti quello che bisogna rilanciare in questa giornata è la possibilità di accesso alle cure a tutti. In Africa non sempre tutti hanno accesso alle cure a tutti e non sempre tutti hanno accesso a delle cure di qualità. Soprattutto vorrei ricordare le donne e i bambini. Le donne sono tra le più colpite dall’Aids. Le madri e i bambini sono anche il centro della società perché sono il centro della famiglia. Se non si curano loro è un disastro perché sono loro che a loro volta coinvolgono gli uomini, i vicini, e riescono a fare un’opera di sensibilizzazione perché tanti altri possano curarsi.
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