2017-12-03 10:30:00

Lettera dei vescovi della Bosnia-Erzegovina dopo la sentenza all'Aja


“Anche se riteniamo che, dopo il verdetto e la tragica morte di Slobodan Praljak all’Aja, il silenzio sarebbe l’espressione più appropriata dei nostri sentimenti, sappiamo che, e forse è giusto così, le persone di buona volontà di questo Paese e in particolare i cattolici aspettano la nostra risposta”. Così scrive in una lettera datata 30 novembre 2017, il cardinale di Sarajevo Vinko Puljic, presidente della Conferenza episcopale della Bosnia-Erzegovina, a nome anche dei confratelli vescovi della Bosnia.

Il messaggio, riportato dall’Agenzia Sir, è stato diffuso all’indomani della sentenza del Tribunale internazionale sulla ex Jugoslavia. “Non vogliamo commentare la sentenza della Corte”, scrivono i vescovi ribadendo l’appello “ripetuto durante la guerra, a opporsi e a condannare ogni crimine”, anche se “durante la guerra, siamo stati offesi dai crimini commessi dalle persone che erano state lavate con l’acqua battesimale nella Chiesa cattolica”.

Tuttavia i vescovi denunciano “il fatto evidente” che a partire da Dayton e nella loro attuazione, “i membri del popolo croato in modi diversi hanno inviato e continuano a inviare il messaggio che la Bosnia-Erzegovina è la loro patria e che non c’è spazio per altri”.

Per i vescovi ciò è “immorale e, quindi pericoloso e inaccettabile per il futuro di questo Paese e di tutti i suoi cittadini e popoli”. Anche questo, scrivono nella lettera, “è un tipo di crimine per il quale molti dovrebbero rispondere”.
I presuli si dichiarano però “aperti a qualsiasi proficua collaborazione con tutti coloro che hanno a cuore la giustizia e la dignità”.

 








All the contents on this site are copyrighted ©.